Farmaci: gli USA alle prese con il nodo del “prezzo giusto”

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Il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) degli Stati Uniti ha annunciato l’adozione di “misure immediate” per attuare il recente Ordine Esecutivo del Presidente Donald Trump, emanato per rivedere il quadro dei prezzi dei farmaci su prescrizione nel Paese.

La disposizione di Trump impone alle aziende farmaceutiche di allineare i prezzi dei farmaci destinati al mercato domestico con i più bassi offerti in Paesi comparabili agli USA. Il presidente USA ha riservato 30 giorni di tempo per la ricezione dell’Ordine Esecutivo, che data 12 maggio. Le aziende che non rispetteranno questa disposizione potrebbero andare incontro a sanzioni.

Martedì 20 maggio l’HHS – in un comunicato – ha spiegato che sono da considerare prezzi di riferimento “i prezzi più bassi offerti in un Paese OCSE con un prodotto interno lordo pro capite pari ad almeno il 60% del PIL pro capite degli Stati Uniti”.

“Per troppo tempo gli americani sono stati costretti a pagare prezzi esorbitanti per gli stessi farmaci venduti all’estero a molto meno – ha dichiarato il segretario dell’HHS Robert F. Kennedy Jr – Tutto questo finisce oggi. Ci aspettiamo che le aziende farmaceutiche mantengano il loro impegno a ridurre i prezzi per i pazienti americani, oppure agiremo per assicurarci che lo facciano”.

Non si è fatta attendere la reazione della Pharmaceutical Research and Manufacturers of America (PhRMA), che ha sottolineato come l’Ordine Esecutivo presidenziale possa ripercuotersi gravemente sull’innovazione e l’accesso ai farmaci.

“Uniformare i prezzi dei farmaci a quelli in vigore nei paesi socialisti sarebbe un’operazione dannosa sia per i pazienti, sia per i lavoratori statunitensi – ha dichiarato Stephen Ubl, CEO di PhRMA – Avrebbe come conseguenza una minore disponibilità di trattamenti e cure e metterebbe a rischio le centinaia di miliardi che le nostre aziende associate intendono investire negli USA, con conseguenti ripercussioni sull’occupazione e sulla nostra economia. Inoltre, tutto questo ci renderebbe più dipendenti dalla Cina per quanto riguarda i farmaci innovativi”.

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