La trattativa ancora non è chiusa ma sul payback dispositivi medici 2015-2018 alla fine le aziende, rispetto ai 2 miliardi richiesti all’inizio, potrebbero pagare circa 500 milioni, il 75% in meno. Sono queste le basi della trattativa tra Aziende, Governo e Regioni di cui si sta discutendo al tavolo presso il Mef ma su cui alcune Regioni non sono d’accordo.
Ma ripercorriamo brevemente cos’è successo. Il primo sconto ai 2 miliardi in capo alle aziende per lo sforamento dei tetti di spesa per gli anni 2015-2018 arrivò con il Decreto-legge 34/2023, con cui il Governo stanziò circa 1 mld di risorse per far fronte alle criticità connesse all’applicazione del quadro giuridico relativo al payback. Le imprese hanno fatto ricorso ma sia la Consulta che il Tar li hanno sostanzialmente respinti giudicando legittimo il meccanismo di ripiano.
Il problema, però è che in ogni caso il miliardo a carico delle aziende è stato giudicato da quest’ultime insostenibile e avrebbe rischiato la grave crisi di molte imprese, soprattutto medio-piccole.
A questo punto si è attivato il Ministero dell’Economia che nell’incontro dello scorso 15 maggio si è impegnato a rendere disponibile l’ammontare di 350 milioni a titolo di contributo statale finalizzato a garantire da parte delle Regioni lo stralcio dei crediti vantati per gli anni 15-18, e ha proposto che i 239 milioni di euro residui venissero coperti in parti uguali tra il sistema delle imprese (120 mln) e il sistema delle Regioni (120 mln). In sostanza alle imprese resterebbero da pagare circa 500 milioni.
Ma ad alcune Regioni l’esborso di 120 mln (che ovviamente è ripartito in base agli sfondamenti) non va giù e quindi la trattativa ancora non è andata in porto. Inoltre, e qui la partita è ancora tutta da giocare, bisognerà capire cosa succederà col payback per gli anni 2019-2024 dove non è chiaro ancora quali saranno le cifre degli sforamenti. E infine da capire sarà se la dichiarata volontà del Mef di abolire il meccanismo del payback dal 2025 andrà in porto.
L.F.