L’aliquota sui dazi dei prodotti farmaceutici importati salirà fino al 250%. Affonda il colpo il presidente USA Donald Trump sul mercato globale del farmaco.
“All’inizio metteremo un piccolo dazio sui farmaci, ma nel giro di un anno — un anno e mezzo al massimo — arriverà al 150%, e poi al 250%,” ha dichiarato il capo della Casa Bianca alla CNBC in un’intervista telefonica. “Vogliamo che i farmaci siano prodotti nel nostro Paese.”
L’annuncio formale dell’aumento è atteso “entro la prossima settimana o giù di lì”, insieme a un nuovo prelievo sulle importazioni di semiconduttori.
La nuova stretta si inserisce in una strategia volta a rilocalizzare la produzione farmaceutica negli Stati Uniti. Diverse multinazionali — tra cui AstraZeneca, Eli Lilly, Johnson & Johnson, Sanofi e Novartis — hanno già annunciato consistenti piani di investimento nel Paese.
La mossa si collega anche all’ordine esecutivo firmato da Trump a maggio, che introduce il principio della nazione più favorita (MFN) per i farmaci, secondo il quale le aziende devono allineare i prezzi dei medicinali destinati al mercato USA a quelli più bassi praticati nei Paesi OCSE. Il messaggio è stato rilanciato la scorsa settimana con una lettera inviata a 17 big pharma, in cui Trump ha indicato le azioni che “devono intraprendere” le aziende per ridurre i prezzi.
L’annuncio di un dazio fino al 250% rischia di annullare nei fatti l’accordo bilaterale appena siglato con l’Unione Europea, che ha fatto rientrare anche i farmaci nell’aliquota generale del 15%. La dichiarazione di Trump è destinata a generare nuovi attriti commerciali tra Washington e Bruxelles.
La risposta europea. Crolla l’indice STOXX
L’annuncio di Trump ha prevedibilmente scosso la giornata borsistica europea di mercoledì 6 agosto. L’indice STOXX Europe 600 Healthcare ha chiuso in calo dell’1,7%, record negativo registrato dal mese di aprile. A pagare il prezzo maggiore sono state Novartis, Roche e Novo Nordisk, che hanno perso tra l’1,5% e il 3% del loro valore.