Farmindustria, preoccupazione per iniziative contro tutela brevetti

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“Sorprendono e preoccupano le dichiarazioni e le iniziative internazionali volte a ridurre o ad annullare la tutela dei brevetti. Iniziative che, di certo, non risolvono il problema di avere subito più vaccini”. E’ questa la posizione di Farmindustria in merito alla possibilità di sospendere i brevetti per i vaccini anti Covid ventilata dal presidente degli USA Joe Biden e accolta favorevolmente dal premier Mario Draghi e dal presidente della Repubblica francese Macron.

In una nota l’associazione delle industrie del farmaco sottolinea che la deroga ai brevetti “non servirebbe ad aumentare la produzione né a offrire le soluzioni necessarie per vincere la pandemia. Potrebbe avere invece l’effetto opposto: dirottare risorse, materie prime verso siti di produzione meno efficienti. E potrebbe determinare l’aumento della contraffazione a livello globale”.
I vaccini contro Covid 19, si legge nella nota di Farmindustria, “sono arrivati con tanta celerità grazie anche alla proprietà intellettuale. Senza, infatti, la spinta dei brevetti alla ricerca e alla produzione, oggi non potremmo beneficiare di questi strumenti, fondamentali per superare la crisi pandemica e ritornare a una vita normale”.

Produrre un vaccino è un “processo industriale complesso. Non ci si può improvvisare produttori di vaccini contro il Covid. E la proprietà intellettuale, come tra l’altro sottolineato recentemente anche dalla Commissione Europea, non rappresenta un ostacolo per l’aumento della produzione”. Anzi, secondo Farmindustria, è parte della soluzione, perché “ha incentivato a livello mondiale, con accordi volontari tra aziende, partnership e trasferimenti tecnologici – più di 200 – che richiedono conoscenze e capacità tecniche specifiche”.

Ad oggi nel mondo ci sono circa 280 vaccini in sviluppo. In Europa 4 sono stati già approvati e altri sono in fase di approvazione. Risultati possibili, rileva Farmindustria, “solo grazie alla proprietà intellettuale”, e sottolinea come “difficoltà temporanee che possono verificarsi in un processo così complesso non si superano indebolendo la proprietà intellettuale, né adottando licenze obbligatorie che limitano fortemente la spinta agli investimenti di lungo termine in innovazione farmaceutica, proprio mentre in tutta Europa si guarda al settore Life Sciences per trovare risposte alla crisi sanitaria attuale”.

Per aumentare la produzione, rilevano le imprese del farmaco, servono “snellimenti burocratici, eliminazione delle barriere commerciali e dei colli di bottiglia nelle catene di approvvigionamento. O risolvere la questione della scarsità di materie prime e di altri componenti. La tutela del brevetto è quindi fondamentale sia per affrontare questa pandemia che ha travolto il mondo intero, sia per gestire al meglio i farmaci allo studio”.

Il settore, ricorda Farmindustria, investirà infatti tra il 2020 e il 2026 in R&S oltre 1.500 miliardi di dollari a livello globale. Per l’80% in network con altri soggetti secondo il modello di open innovation. E l’Italia, conclude, “può certamente competere per attrarre con ottime possibilità di successo questi investimenti. Purché anche da noi si continui a riconoscere, come fatto finora, il valore della ricerca e dell’innovazione”.

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