L’emicrania non è un semplice mal di testa, ma qualcosa di molto più complesso. È una patologia neurologia cronica e disabilitante, dinamica e complessa, che necessita di risposte terapeutiche e organizzative flessibili, in grado di adattarsi ai diversi bisogni lungo il percorso della malattia.
Pfizer ha voluto accendere i riflettori su questa patologia annunciando la disponibilità, in regime di rimborsabilità di rimegepant, primo e ad oggi unico anti CGRP orale approvato in Italia sia per il trattamento acuto dell’emicrania con o senza aura negli adulti, sia come trattamento preventivo di emicrania episodica negli adulti che abbiano almeno 4 episodi di emicrania al mese.
Una novità terapeutica che va nella direzione di un approccio più integrato e flessibile, capace di adattarsi ai diversi momenti della malattia e di semplificarne la gestione clinica.
Secondo i dati del Global Burden of Disease 2019, l’emicrania è la seconda causa al mondo di anni vissuti con disabilità (dopo la lombalgia) e la prima causa di anni vissuti con disabilità tra le donne giovani, in particolare nella fascia di età fertile (15 – 49 anni).
Ogni anno, tra il 2,5 e il 3% dei pazienti con emicrania episodica evolve verso la forma cronica, che spesso implica, per la maggior parte delle persone, dover interrompere ogni attività per 15 o più giorni al mese, rifugiandosi in una stanza buia e silenziosa per cercare di contenere il dolore pulsante, reso insopportabile da rumori, luci o odori intensi.
“L’emicrania è una cefalea primaria, quindi una patologia neurologica non legata ad altre malattie, caratterizzata da attacchi ricorrenti e dolorosi che possono essere accompagnati da sintomi accessori – spiega Alessandro Padovani, Professore Ordinario di Neurologia all’Università di Brescia, Direttore dell’Istituto di Neurologia Clinica e Presidente della Società Italiana di Neurologia (SIN) – La gestione clinica richiede due approcci distinti: quello acuto, per gli episodi meno frequenti, e quello preventivo, nei casi ad alta frequenza o cronici, quando il dolore è presente per almeno 15 giorni al mese. Un intervento tempestivo è fondamentale per ridurre il rischio di cronicizzazione, spesso aggravata dall’iperuso di farmaci sintomatici. Strategie integrate, che uniscano terapie farmacologiche e non farmacologiche con modifiche dello stile di vita, possono ridurre il burden della malattia e migliorare sensibilmente la qualità della vita”.
Qualità di vita che, spesso, si trova a fare i conti con una situazione di sostanziale disabilità che limita la vita sociale e lavorativa, producendo un fenomeno paradossale, il presenteismo, ovvero continuare a lavorare stando male, con rendimento ridotto e peggioramento delle condizioni di salute. E con conseguente pesanti anche dal punto di vista economico.
Il progetto Eurolight – il primo studio a livello dell’Unione Europea a valutare l’impatto dei disturbi primari dell’emicrania sulla popolazione adulta – ha evidenziato che circa due terzi dei costi economici sono dovuti al presenteismo e solo un terzo all’assenteismo, mentre studi internazionali stimano che fino all’89% della perdita complessiva di produttività sia imputabile a questo fenomeno silenzioso ma di grande impatto.
Per un identikit dell’emicrania in Italia
Nel nostro Paese l’emicrania colpisce circa 6 milioni di persone, pari al 12% della popolazione, e in particolare le donne, che fanno registrare una prevalenza tre volte superiore rispetto agli uomini.
In Italia il peso economico complessivo dell’emicrania è stimato in 20 miliardi di euro l’anno, di cui il 93% è legato proprio alla perdita di produttività.
Il trend epidemiologico è in crescita: tra il 1990 e il 2021 la prevalenza dell’emicrania è aumentata del 58% e l’incidenza del 42%, con previsioni di ulteriore incremento fino al 2050. Un fenomeno che riguarda sempre più anche uomini e under 20,, con ricadute dirette sulla continuità professionale e sull’economia.
“L’emicrania è una delle condizioni croniche più diffuse e invalidanti, che troppo spesso viene ridotta a un semplice mal di testa – precisa Roberto Pancaldi, HR Director The Adecco Group Italia –.Questo pregiudizio pesa enormemente sul mondo del lavoro: quasi otto persone su dieci dichiarano che l’emicrania ha avuto un impatto negativo sulla propria carriera e molte scelgono di non parlarne per paura di essere giudicate. Si tratta di un problema culturale, oltre che sanitario e, per superarlo, serve un impegno comune: i lavoratori devono sentirsi liberi di raccontare la propria esperienza senza timore, e i datori di lavoro devono saper costruire ambienti inclusivi, flessibili e informati, nel segno dell’empatia e della comprensione del problema. Solo così sarà possibile abbattere gli stereotipi e valorizzare davvero il talento e il benessere delle persone”.
Nonostante l’elevato impatto, questa patologia rimane ancora sotto-diagnosticata, sottovalutata e “invisibile”: “Vivere con l’emicrania significa affrontare non solo un dolore intenso e invalidante, ma anche la paura costante del dolore e degli attacchi, la fatica di spiegare una malattia invisibile e la frustrazione di non essere creduti – spiega Alessandra Sorrentino, Presidente Associazione Alleanza Cafalalgici (Al.Ce) – ll peso psicologico è troppo spesso sottovalutato: ansia, senso di colpa e di impotenza, rinunce e isolamento rendono questa patologia ancora più invalidante. Alle difficoltà personali si aggiungono quelle del percorso di cura: ritardi diagnostici, scarsa consapevolezza tra alcuni operatori sanitari e disparità di accesso ai centri specializzati e alle terapie innovative. Rendere visibile l’emicrania significa riconoscerne l’impatto, restituire dignità, ascolto e cure tempestive, affinché nessuno debba più sentirsi solo di fronte a questa malattia”.
Flessibilità terapeutica per rispondere alle esigenze dei pazienti
“Il bisogno di flessibilità terapeutica è centrale, soprattutto per chi ha già sperimentato più trattamenti senza risultati soddisfacenti –sottolinea Piero Barbanti, Presidente dell’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefalee (AIC), Ordinario di Neurologia presso l’Università San Raffaele di Roma e Direttore dell’Unità per la Cura e la Ricerca su Cefalee e Dolore dell’IRCCS San Raffaele – Rimegepant rappresenta un passo avanti perché è il primo gepante orale approvato in Italia con duplice indicazione: trattamento acuto e prevenzione negli adulti degli attacchi nei pazienti con emicrania episodica. Agendo come antagonista del recettore del CGRP, interrompe rapidamente la cascata del dolore nella fase acuta e, se assunto regolarmente, riduce frequenza e intensità degli episodi, garantendo continuità e semplicità terapeutica».
La formulazione orodispersibile è pratica, discreta e facilmente utilizzabile dal paziente anche durante un attacco, migliorando aderenza e percezione di controllo. “È un farmaco che si integra agevolmente nei percorsi di cura esistenti – continua Barbanti – sia come opzione per pazienti non responsivi o intolleranti ai triptani, sia come alternativa in chi non desidera trattamenti iniettivi. La possibilità di trattare e prevenire con lo stesso principio attivo riduce la complessità dei percorsi terapeutici e rappresenta un cambiamento sostanziale nella gestione dell’emicrania»”
Le evidenze a favore di rimegepant
L’iter approvativo in acuto di rimegepant si basa sulle evidenze fornite dai risultati di uno studio registrativo di fase III pubblicato da Lancet, che dimostra come una singola dose del farmaco consenta di ottenere una riduzione del dolore e dei sintomi associati all’emicrania già dopo due ore dall’assunzione rispetto al placebo, con un’efficacia che dura fino a 24-48 ore
Lo studio sulla prevenzione, anch’esso pubblicato su Lancet, dimostra che il farmaco, se assunto a giorni alterni, determina una riduzione del numero di giorni mensili di emicrania rispetto al placebo; risultato confermato anche dalla fase open label di dodici mesi. Una singola dose di rimegepant, quindi, può alleviare rapidamente l’emicrania e i sintomi associati, mentre l’assunzione a giorni alterni può ridurre significativamente gli attacchi.
“Rimegepant si è dimostrato efficace e sicuro nel trattamento acuto dell’emicrania, con ottima tollerabilità anche in pazienti complessi – sottolinea Cristina Tassorelli, Ordinario di Neurologia presso il Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia e Direttore del Headache Science & Neurorehabilitation Center della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino di Pavia – La modalità orodispersibile favorisce un’elevata aderenza e porta benefici clinici, funzionali e relazionali, con un impatto diretto sulla qualità della vita. Inoltre, il farmaco apre nuove prospettive nella gestione clinica dell’emicrania. In acuto, permette di trattare efficacemente gli attacchi anche nei pazienti che non rispondono ai triptani o che presentano controindicazioni. In prevenzione, offre un’opzione semplice e maneggevole che non richiede iniezioni né titolazioni complesse”.
Rimegepant è uno dei frutti dell’impegno ultradecennale di Pfizer nelle neuroscienze. “Il nostro impegno non si limita allo sviluppo di nuove terapie – conclude Barbara Capaccetti, Direttore Medico di Pfizer in Italia – ma comprende iniziative di sensibilizzazione, prevenzione e supporto, affinché l’emicrania venga riconosciuta come una patologia seria e disabilitante. Vogliamo restituire tempo, serenità e qualità di vita a chi convive con questa malattia, promuovendo percorsi di diagnosi e cura più tempestivi e accessibili”.
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