Assobiomedica: Massimiliano Boggetti nuovo presidente. Intervista esclusiva

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Massimiliano Boggetti è il nuovo Presidente di Assobiomedica. Con Daily Health Industry/Quotidiano Sanità ha fatto il punto sullo stato dell’arte del settore biomedicale italiano e ha tracciato le linee guida del suo mandato.

Ruolo dei dispositivi medici dirompente nella Medicina delle 4P

“L’industria dei dispositivi medici è oggi protagonista della rivoluzione che la medicina sta vivendo, quella delle 4P: predittiva, preventiva, partecipativa e personalizzata. Per questo è fondamentale puntare sulla collaborazione costante con i centri di ricerca, le università, i cluster tecnologici e le start-up, che popolano il nostro territorio: la strategia nazionale di specializzazione intelligente – adottata dall’Italia e da 13 regioni per investire in ricerca, sviluppo e innovazione anche nel settore della salute – va incentivata e valorizzata per attrarre eccellenze in un tessuto dinamico, composto da 3.883 imprese del settore che occupano oltre 76 mila dipendenti. Queste, in sintesi, le linee guida tracciate dal neoeletto Presidente di Assobiomedica, Massimiliano Boggetti, Amministratore delegato e Direttore generale di Sebia Italia dal 2011, che abbiamo incontrato a margine dei lavori che hanno portato alla sua elezione al vertice di Assobiomedica per i prossimi due anni.

Presidente è un momento difficile per prendere le redini dell’Associazione…?
È sicuramente un momento tra i più complessi per il nostro settore ma il nostro è anche un mercato molto affascinante poiché stiamo per entrare in una nuova era per la medicina dove i dispositivi medici giocheranno ancora di più un ruolo chiave. La complessità di azione deriva soprattutto dalla contrazione della spesa sanitaria e dalla contestuale volontà di recupero di risorse economiche nel settore, dinamiche peraltro in cui desideriamo fortemente essere coinvolti per contribuire nel trovare soluzioni. Di contro si stanno aprendo gli affascinanti orizzonti della cosiddetta “Medicina delle 4P” che, mi permetto di dire, sarà possibile grazie anche e soprattutto ai dispositivi medici. La loro presenza è dirompente nella medicina preventiva, personalizzata e predittiva e giocheranno un ruolo fondamentale, pensiamo per esempio ai dispositivi indossabili, anche nella medicina partecipativa.

Quali sono gli obiettivi più importanti della nuova squadra al vertice di Assobiomedica?
In primis far capire a tutti, cittadini compresi, quanto siano importanti i dispositivi in tutti i processi dalla prevenzione alla cura e quanto il settore sarà artefice della medicina del futuro. Si tratta di un mix di grandi competenze scientifiche e tecnologiche che spaziano dalla scienza tradizionale alle discipline meccaniche, informatiche, chimiche, biologiche. Intendiamo preservare questo valore indentitario di diversity e, anzi, rafforzarlo maggiormente considerando il nostro comparto quale settore dove è maggiormente rappresentato sia per composizione delle industrie, che vanno dalle Start-Up alle grandi multinazionali, sia per modelli di business e governance che applicazioni e sbocchi dei nostri dispositivi possono rendere necessari.
Un obiettivo fondamentale di azione ruoterà intorno al valore dell’innovazione: tornare ad immaginare un’Italia che investa nel nostro comparto credo sia fondamentale. Il Governo ha senz’altro dato slancio alle imprese del settore con Industria 4.0, la strategia nazionale di specializzazione intelligente, il patent box e la normativa sulle start-up innovative. Tuttavia non c’è stato nessun investimento specifico nel settore dei dispositivi medici e ancora un certo peso hanno provvedimenti di natura piuttosto restrittiva come la complessa macchina delle Centrali uniche di committenza da voi indagata, l’introduzione di tetti di spesa piuttosto che il sotto finanziamento del servizio sanitario. Infine, importante architrave del nostro programma è il riconoscimento anche del valore etico del comparto. Come industrie dobbiamo essere orgogliose nel rendere la medicina moderna possibile e accessibile a tutti ma dobbiamo al contempo essere assolutamente convinti della nostra eticità anche investendo in progetti di natura sociale cercando quindi di moltiplicare il valore etico della nostra attività nel comparto industriale.

Attraverso quali azioni pensa sarà possibile aiutare il sistema pubblico a virare con maggiore velocità verso l’innovazione sostenibile?
Lo strumento principale è senza dubbio quello dell’Health Technology Assessment. A tal proposito sono molto soddisfatto dell’istituzione di una cabina di regia per la valutazione dell’innovazione a livello nazionale. Credo davvero possa rappresentare lo strumento principale per valutare l’innovazione augurandoci che sia efficacemente strutturato per distinguere realmente tra ciò che è innovativo e ciò che non lo è e poi, ancora, tra quanto ritenuto tale, capire quali tecnologie portano davvero un valore aggiunto all’interno dell’intero processo di cura e nella qualità di vita dei pazienti.

Dunque un Technology Assessment nazionale e non, per esempio, anche regionale…
Ci sono alcune innovazioni che certamente hanno particolare impatto anche sui processi e sulle organizzazioni territoriali. E di questo è impossibile non tenerne conto. Tuttavia credo sia auspicabile uscire dal giro perverso dell’Hta fatto dal singolo ospedale o dalla singola università. Una vera innovazione credo sia tale in quanto arreca benefici e viene ritenuta tale a livello nazionale. Crediamo peraltro che il livello nazionale sia la misura più corretta anche alla luce dei contributi che forniremo, in termini di studi clinici, a supporto del nuovo regolamento sui dispositivi medici.

(Daily Health Industry/Quotidiano Sanità)

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