Abbott lancia studio sui danni cerebrali per un nuovo protocollo diagnostico

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Validare insieme diverse tecniche come l’eye-tracking, la ricerca di biomarkers nel sangue e tecniche di imagin, per sviluppare un protocollo standard da utilizzare per l’identificazione di danni al cervello: sarebbe questo l’obiettivo principale di uno studio clinico che verrà lanciato dall’azienda americana Abbott insieme a esperti dell’Hennepin County Medical Center di Minneapolis.

In questo campo ci sono stati rapidi avanzamenti nella ricerca, tanto che la stessa Food and Drug Administration americana ha dedicato un incontro proprio alle persone che avevano subito un danno cerebrale di tipo traumatico.

L’azienda farmaceutica Abbott, per esempio, sta sviluppando un test del sangue basato sulla ricerca di biomakers, da fare direttamente con un apparecchio portatile, lo strumento i-STAT, che dovrebbe essere usato all’occorrenza dagli operatori sanitari. Una parte della sperimentazione che partirà a breve sarà infatti proprio rivolta all’individuazione di biomarkers che potrebbero indicare un danno cerebrale e dare informazioni sulla sua natura.

“Quando qualcuno subisce un trauma cranico, come una commozione cerebrale, nel sangue si ritroveranno specifiche proteine”, ha dichiarato Beth McQuiston, direttore medico del settore diagnostico dell’azienda farmaceutica americana. “Se i livelli di queste proteine sono più alti del normale, potrebbe significare che c’è stato un danno cerebrale e il test dovrebbe servire come campanello di allarme per approfondire la diagnosi”.

Il neurochirurgo Uzma Samadani, professoressa all’Università del Minnesota e uno dei principali ricercatori coinvolti nella sperimentazione, è invece un’esperta di tecnologia eye-tracking, che potrebbe essere molto più utile della TAC, la tecnica di imaging attualmente più utilizzata per valutare i danni al cervello. Con l’eye-tracking, gli occhi dei pazienti vengono seguiti attraverso una telecamera ad alta frequenza che serve a mappare la posizione delle pupille quando guardano uno schermo, come quello di un televisore. “Sappiamo che ci sono diversi tipi di danni cerebrali che possono manifestarsi dopo un trauma, che vanno da una debole commozione cerebrale a un danno severo – ha dichiarato Samadani – il nostro obiettivo è di combinare diverse tecniche per valutare velocemente il grado del danno e dare la possibilità ai medici di fornire la più adeguata terapia”. “I dati hanno mostrato una connessione tra danni cerebrali e movimenti oculari anormali. Con le nuove telecamere ad alta risoluzione possiamo rintracciare sottili differenze nei movimenti, molto più facilmente e obiettivamente che in passato”, ha concluso l’esperta.

“Le tecniche di imaging ci dicono come appare il cervello, l’eye-tracking, invece, ci fa capire quanto bene sta funzionando, mentre i test per rintracciare i biomarkers nel sangue potrebbero dirci la natura del danno”, ha spiegato Thomas Bergman, coautore dello studio. “Mettendo insieme tutte queste informazioni avremo una migliore comprensione del quadro clinico, che ci aiuterà a trattare i pazienti”.

Per la sperimentazione, i ricercatori analizzeranno inizialmente 9000 pazienti con trauma cranico, tra cui ne sceglieranno almeno 1000 per lo studio. I pazienti potranno essere anche bambini e anziani e saranno tenuti sotto controllo almeno per un anno.

 

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