Trump shock: dal 1 ottobre dazi del 100% sui farmaci di importazione

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L’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump ha annunciato l’introduzione, a partire dal 1° ottobre, di un dazio del 100% sulle importazioni di prodotti farmaceutici branded o brevettati. La misura, presentata come strumento di rilancio dell’industria manifatturiera americana, prevede un’esenzione per le aziende che avvieranno o amplieranno impianti produttivi sul territorio statunitense.
Il provvedimento mira quindi a ridurre la dipendenza da forniture estere e a incentivare gli investimenti in infrastrutture produttive interne. L’industria farmaceutica europea, che rappresenta una quota significativa delle esportazioni verso gli USA, è la più esposta al nuovo regime tariffario.

La reazione dei mercati
Subito dopo la comunicazione, i principali titoli farmaceutici europei hanno registrato cali in Borsa. Secondo quanto riferisce Reuters, gli investitori temono un impatto diretto sulla redditività delle aziende con forte presenza negli Stati Uniti, sia in termini di esportazioni, sia di margini di guadagno sui prodotti già in commercio.

Le implicazioni per l’Europa e per l’Italia
Per i gruppi europei – tra cui spiccano colossi come Novartis, Roche, Sanofi e Bayer – la misura potrebbe tradursi in una revisione delle strategie di produzione e della supply chain. Le aziende italiane attive nella produzione conto terzi (CMO e CDMO), che esportano principi attivi e farmaci finiti verso il mercato americano, rischiano una contrazione della competitività. Di contro, il provvedimento potrebbe aprire nuove opportunità per chi deciderà di investire direttamente negli Stati Uniti, sfruttando gli incentivi legati all’esenzione dai dazi.

Le analisi degli esperti
Secondo alcuni analisti di settore, la mossa di Trump potrebbe generare un “effetto domino”, spingendo altri Paesi a introdurre barriere simili per proteggere i propri mercati strategici. Altri sottolineano come il provvedimento rischi di aumentare i costi sanitari negli Stati Uniti, riducendo la disponibilità di farmaci innovativi a prezzi accessibili. Gli osservatori, inoltre, sottolineano come le aziende farmaceutiche europee dovranno valutare rapidamente se spostare parte della produzione negli USA o diversificare i mercati per ridurre l’esposizione al rischio tariffario.

Possibili risposte dall’Unione Europea
Fonti diplomatiche indicano che l’UE potrebbe considerare l’apertura di un contenzioso in sede WTO, oppure introdurre misure di reciprocità su altri settori strategici. Nel frattempo, a Bruxelles si discute della necessità di rafforzare i programmi di sostegno alla produzione farmaceutica interna per preservare la competitività dell’industria europea.

Prospettive
La mossa di Washington apre un nuovo fronte di tensione commerciale con l’Europa, che appare destinato a intensificarsi nei prossimi mesi. Per le aziende farmaceutiche continentali diventa urgente riconsiderare i piani di localizzazione produttiva e le strategie di market access sul mercato americano, in un contesto geopolitico che si fa sempre più instabile.

 

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