Tecnologia e sanità: il ruolo delle aziende per rendere il futuro una grande opportunità

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L’industria farmaceutica è entrata rapidamente nell’era della digitalizzazione. Un processo di crescita naturale, ma indubbiamente accelerato dalla pandemia. L’emergenza Covid ha infatti costretto tutto il sistema salute, non solo le imprese, a rivedere rapidamente processi decisionali e ambiti d’azione. Un processo in cui sono inevitabilmente coinvolte istituzioni, cittadini, stakeholder. Tutto questo è destinato ad aprire scenari inediti, caratterizzati da nuovi modelli organizzativi che, probabilmente, porteranno a ridefinire competenze e processi di pianificazione, in una prospettiva sempre più tecnologica.

Un’opportunità ma, contestualmente, una grande sfida. Che le imprese possono aiutarci a vincere guidando, con le loro innovazioni, il processo, in modo da rendere le nuove soluzioni accessibili a operatori e pazienti. Di tutto questo abbiamo parlato con Maria Giovanna Labbate, amministratrice delegata di Gedeon Richter Italia; Fabrizio Greco, general manager e amministratore delegato di AbbVie Italia; e Massimiliano Bindi, amministratore delegato di Abbott Diabetes Care Italia, in occasione della giornata evento organizzata da Sics per la consegna dei Life Science Excellence Awards 2021.

Un confronto che ha preso le mosse da una dichiarazione di Zygmunt Baumann, il filosofo teorizzatore della “società liquida”, secondo il quale la “generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun’altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza”. Un’affermazione che ha trovato d’accordo solo a metà Labbate, Greco e Bindi.

“Di Baumann condivido la presa di coscienza in merito al fatto che viviamo in un contesto sempre più incerto, volatile e complesso, con cui dobbiamo fare i conti. Mi piace anche il concetto di liquidità, in quanto forma che cambia e si adatta. Non mi piace, tuttavia, il pessimismo che pervade l’affermazione del filosofo”, ha detto Maria Giovanna Labbate. Per l’amministratrice delegata di Gedeon Richter Italia, infatti, “nei giovani, per i quali la tecnologia e l’adattabilità è qualcosa in cui sono cresciuti, che fa parte di loro, riscontro maggiormente un’interpretazione dell’incertezza sul futuro come un ventaglio di nuove possibilità da cogliere, piuttosto che un fattore in grado di bloccare la realizzazione personale e professionale”.

Per Labbate, compito delle aziende, in questo contesto, è “di fare da traino al cambiamento, mettendo a disposizione dei più giovani e della società la nostra storia, know-how ed esperienza, utili a stimolare e accelerare il cambiamento in senso propositivo”. Guidare, dunque, il cambiamento e  “spingere le persone a  intraprendere con coraggio nuovi percorsi e prendere decisioni rapide per creare insieme un sistema vincente e aperto all’innovazione e alle nuove tecnologie”.

Sulla stessa onda Fabrizio Greco, secondo il quale “se è vero che viviamo in un’epoca di incertezza, è altrettanto vero che in passato di anni difficili ce ne sono state tanti, e probabilmente anche peggiori di quelli che stiamo vivendo”. Certo, l’attuale cambiamento “richiedere una capacità di adattamento più rapido e, quindi, conoscenza delle variabili che si muovono per potersi adattare e non rimanere indietro. Queste conoscenze ci sono o si possono avere. È quindi possibile non rimanere indietro”, ha detto Greco.

Per qualcuno, tuttavia, può essere più difficile. Il compito delle imprese e degli innovatori, secondo il general manager e amministratore delegato di AbbVie Italia, “non è comunque quello di fermarsi per non lasciare indietro nessuno. Piuttosto, è andare avanti, perché solo così è possibile creare quel valore e quelle risorse che consentiranno di aiutare chi è rimasto indietro”. Un approccio che, per Greco, “è particolarmente vero per la farmaceutica, che deve continuare a investire per innovare, trovare nuove terapie e creare valore in grado di aiutare gli altri. Rimanere fermi non aiuta nessuno”, ha ribadito il general manager e amministratore delegato di AbbVie Italia.

L’industria, del resto, è per natura portata ad innovare e a proporre soluzioni al mercato sempre più avanzate. Si tratta di una opportunità ma anche di una grande responsabilità, che consiste anche nell’accompagnare a questo cambiamento attraverso un salto anzitutto culturale. “Il nostro compito da una  parte è introdurre sul mercato prodotto innovativi, ma dall’altro è portare queste innovazioni all’attenzione dei pazienti e degli operatori sanitari. Non c’è innovazione senza un ampio accesso”, ha detto Massimiliano Bindi.

In questo contesto, un ruolo da protagonista spetta senz’altro alla digitalizzazione. “Abbott Diabetes Care Italia, lo dice il nome stesso, si occupa di diabete. Le potenzialità della digitalizzazione in questo ambito sono straordinarie. Dobbiamo però educare i pazienti ad usarla al meglio e gli operatori, ma anche le istituzioni e gli altri stakeholder a compiere, sulla tecnologia, una valutazione più ampia che faccia emergere come possa essere anche sostenibile con impatti significativi sui costi diretti sul sistema sanitario e sulla salute”.

Cambiamento, dunque. E per guidarlo, hanno concordato Labbate, Greco e Bindi, servono leader, e solo in una fase successiva i manager. La differenza può sembrare sottile, ma invece è sostanziale, secondo quanto illustrato dai nostri interlocutori. “La vera leadership – ha detto Greco – va intesa come capacità di orientare il gruppo che si guida verso un obiettivo. È sempre importante, ma in momento incertezza lo è ancora di più. Il manager è chiamato, piuttosto, a risolve problemi su aspetti più o meno noti. Il leader a trovare soluzioni man mano che si cammina, su una strada che non si conosce, ma riuscendo a capire, anche in anticipo, quale è la direzione da seguire”.

Un ruolo che richiede assolutamente conoscenze, ma anche carisma. Perché l’incertezza, ha osservato Greco, “fa tremare valori e le priorità che erano dato per certe”. È stata questa fermezza sulla priorità, ha spiegato il general manager e amministratore delegato di AbbVie Italia, “a consentire alla nostra azienda di adattarci fin dal primo giorno alla situazione emergenziale dettata dal Covid-19. Sapevamo di dovere stare accanto ai nostri pazienti e abbiamo trovato il modo di farlo”. “La leadership – ha ribadito Greco – indica la direzione. Al manager, poi, il manager di guidare la squadra in uno scenario che intanto, grazie al leader, è diventato un po’ meno incerto”.

“Sono due capacità diverse, ma comunque essenziali”, ha concordato Bindi. “Il leader vede e anticipa il futuro, che non è solo il domani. Il manager pianifica quel futuro. Due figure essenziali, al servizio del proprio team e del proprio paziente”. Per Bindi serve però un ingrediente in più per riuscire a domare il futuro e l’incertezza. Ed è “includere le diversità, che sono valori enormi in grado di apportare grandi innovazioni e preziose soluzioni”.

Le imprese del farmaco hanno già dato prova di avere il coraggio e la capacità per prendere in mano il timone in quella violenta tempesta che è stata il Covid. Lo ha evidenziato Labbate, spiegando come “durante la pandemia le imprese del farmaco tutte hanno dato prova di resilienza e un atteggiamento positivo. Tutti, con caratteristiche diverse, ci siamo impegnati ad andare avanti. Ci siamo adattati, non siamo rimasti fermi. E lo abbiamo fatto mantenendo il contatto con i medici ma anche con i pazienti e addirittura con le istituzioni, con cui si è collaborato in uno modo che non si era mai visto prima.

La parole d’ordine per il futuro, dunque? Per Greco è “guardare all’innovazione come a un’opportunità per cercare valore condiviso, in grado, cioè, di portare benefici alla vita di tutti”. Il che per le imprese, ha aggiunto Bindi, significa “realizzare prodotti e servizi che consentano alle persone di vivere a pieno la loro vita”. Secondo Labbate “ci vuole coraggio e uno sguardo ampio. Da questo può nascere ogni cosa. Abbiamo infinite possibilità davanti a noi”.

Lucia Conti

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