Caso glucomentri: Sid dice no a distribuzione monomarca

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La Società italiana di diabetologia (Sid) dice “no” all’iniziativa intrapresa da alcune Regioni sulla distribuzione di glucometri di un’unica marca, che porterebbe alla sostituzione graduale degli altri apparecchi attualmente in uso per la rilevazione della glicemia, “senza che questo sia dettato da una specifica necessità clinica o tecnica, tipo rottura del glucometro”.

Le motivazioni
“Un’iniziativa che comporta potenziali pericoli per le persone con diabete, abituate e già addestrate all’uso di un determinato apparecchio che – spiegano – verrà loro sostituito oltre che un enorme aggravio di tempo per i team diabetologici costretti a richiamare tutti i loro assistiti per riaddestrarli all’utilizzo di un diverso device”. L’allarme della Sid sui rischi di questa decisione unilaterale delle regioni è stato formalizzato in una lettera indirizzata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

“E’ bene ricordare che il glucometro, per le ricadute che può avere sul compenso della glicemia, è assimilabile ad un farmaco – ricorda Enzo Bonora, presidente della Sid – Un medico dunque non può essere obbligato a prescrivere lo strumento A piuttosto che lo strumento B ma deve essere libero di scegliere il device più adatto per un determinato paziente”. La Sid, pur confermando dunque la propria posizione di profonda contrarietà nei confronti di questi provvedimenti, precisa che non è contraria “per principio” a gare regionali, “a patto che le stesse riguardino solo pazienti che sono avviati per la prima volta al monitoraggio glicemico e che è clinicamente inopportuna e pericolosa la sostituzione forzosa di glucometro nel caso di persone già adeguatamente istruite e avviate all’impiego di un altro apparecchio”.

Per questi motivi la Società ha deciso di lanciare un’inchiesta degli eventi avversi attribuibili ad un cambio di glucometro per questioni meramente economiche. “I risultati di questa indagine – concludono dalla Sid – saranno presentati tra un anno e consegnati agli assessorati regionali alla Salute e al ministero della Salute”.

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