Delle 3.237 apparecchiature acquistate con i fondi del PNRR, il 91% – pari a 2.945 macchine – è già stato collaudato. Restano ancora 292 dispositivi da portare alla piena operatività entro giugno 2026. Le regioni maggiormente in ritardo sono Sicilia (52 collaudi mancanti), Lazio (36), Campania e Puglia (33 ciascuna) e Calabria (20).
È quanto emerge dall’analisi del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici sullo stato di attuazione dell’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero previsto dalla Missione 6 Salute del PNRR. A rallentare l’entrata in funzione sono soprattutto le risonanze magnetiche – che richiedono interventi di adeguamento delle sale agli standard di sicurezza – insieme a PET e angiografi, per i quali servono pavimentazioni rinforzate, impianti elettrici dedicati e sistemi di climatizzazione ad alta precisione.
L’analisi di Confindustria DM ha messo a confronto le principali grandi tecnologie coinvolte nel rinnovo – TC, radiologia, angiografi e risonanze magnetiche – con il quadro nazionale aggiornato al 2024. Sono state mappate quasi 12.000 apparecchiature tra strutture pubbliche e private: 5.365 avevano più di cinque anni. Grazie ai fondi PNRR, nel solo settore pubblico ne sono state sostituite 1.482, pari al 28% del parco disponibile. Per alcune di queste, si è trattato di un inserimento in strutture che prima non disponevano della tecnologia.
“L’intervento di sostituzione finanziato dal PNRR – afferma Alessandro Preziosa, Presidente Elettromedicali di Confindustria Dispositivi Medici – rappresenta un ottimo punto di partenza per il rinnovamento del parco installato. Le nuove tecnologie migliorano la capacità diagnostica e accelerano la refertazione, aspetti cruciali per ridurre le liste d’attesa e intercettare precocemente molte patologie. I benefici per i pazienti sono evidenti: diagnosi più tempestive e precise, percorsi terapeutici più personalizzati e minori supporto agli specialisti nella refertazione, con ricadute positive sulle cure, sui ricoveri e sulla qualità della vita. Le tecnologie moderne consentono inoltre procedure meno invasive e una minore esposizione, aumentando la sicurezza dei cittadini”.
“Perché questi vantaggi si traducano in un reale miglioramento dell’assistenza – aggiunge Preziosa – è però essenziale disporre di professionisti in numero adeguato e adeguatamente formati: senza competenze, anche le apparecchiature più avanzate non riescono a esprimere appieno il loro potenziale. È molto positivo che manchi solo il 9% per raggiungere la milestone del 2026. Ora servono investimenti strutturali e continuativi: il PNRR è un’opportunità straordinaria, ma non può restare un intervento isolato. Occorrono pianificazione pluriennale, criteri di acquisto orientati all’innovazione e politiche di rimborso che premino l’uso delle tecnologie più evolute. In parallelo, è indispensabile investire nel capitale umano: solo unendo innovazione tecnologica e competenze sarà possibile garantire un sistema sanitario moderno, sostenibile e davvero a misura di paziente”.