AstraZeneca ha annunciato il successo dello studio di fase III BaxHTN relativo a baxdrostat, un nuovo inibitore selettivo dell’aldosterone, in pazienti con ipertensione non controllata o resistente al trattamento.
Il farmaco ha prodotto una riduzione clinicamente significativa della pressione arteriosa sistolica rispetto al placebo, centrando anche tutti gli endpoint secondari, con un profilo di sicurezza coerente con quanto emerso nelle fasi precedenti dello studio.
Lo studio BaxHTN ha coinvolto 796 adulti con ipertensione non controllata (in terapia con almeno due farmaci) o resistente (con almeno tre), randomizzati a ricevere 1 mg, 2 mg di baxdrostat o placebo per 12 settimane. L’obiettivo principale del trial era la variazione media della pressione sistolica da seduti rispetto al basale; tra gli endpoint secondari, figurava l’efficacia nel sottogruppo di pazienti con ipertensione resistente.
Baxdrostat è risultato ben tollerato; gli effetti avversi più comuni sono stati dolore locale, affaticamento, mialgia e cefalea, tutti rivelatisi transitori.
Un asset strategico nel portfolio cardiovascolare di AstraZeneca
Baxdrostat era entrato nelle pipeline di AstraZeneca nel 2023 con l’acquisizione di CinCor Pharma per 1,3 miliardi di dollari. La transazione includeva un contingent value right fino a 500 milioni di dollari in caso di avanzamenti regolatori del candidato.
Il meccanismo d’azione di baxdrostat — il blocco mirato dell’enzima che regola la sintesi dell’aldosterone — punta a colmare una lacuna terapeutica in una popolazione difficile da trattare. AstraZeneca prevede di presentare i dati dello studio BaxHTN al Congresso ESC 2025 (dal 29 agosto al 1 settembre a Madrid) e di avviare successivamente le interlocuzioni con le autorità regolatorie.
Secondo alcune stime della pharma anglo-svedese, baxdrostat potrebbe generare vendite superiori al miliardo di dollari, anche grazie all’eventuale via libera per altre du indicazioni, sulle quali sta lavorando AstraZeneca: iperaldosteronismo primario e somministrazione in combinazione con Farxiga (dapagliflozin) per la prevenzione dello scompenso e la gestione della malattia renale cronica.