Grosse acquisizioni e fusioni per Abbvie nel prossimo futuro. Ne è convinto l’analista Geoffrey Porges della Leerink Partnersil, che ne ha dato notizia in una nota. Con l’enorme quantità di denaro incassato dalle sue operazioni – solo Humira ha realizzato 4,9 miliardi di dollari lo scorso trimestre – insieme alla sua “disponibilità di denaro offshore acquisita di recente”, il produttore di farmaci dell’Illinois probabilmente “farà ulteriori operazioni di fusione e acquisizione significative nei prossimi anni”. “Ci aspettiamo nei prossimi mesi una storia simile a quella di Gilead nel 2016 e di Celgene più recentemente”, ha aggiunto.
Porges ritiene che la società “abbia ancora buchi strategici” in parti importanti del suo portafoglio, così come “un’attività limitata” nel campo delle scoperte in settori come l’immuno-oncologia e la terapia cellulare. Il morbo di Alzheimer è un’altra area in cui AbbVie potrebbe cimentarsi, in vista dei risultati chiave di studi di fase 3 che verranno pubblicati nel 2019. AbbVie “non sembra incline a transazioni grandi o dirompenti”, ha scritto Porges, ma non è vero che non abbia fatto grandi affari. “Pochissimi investitori si sono accorti del suo acquisto del 2015 di Pharmacyclics per 21 miliardi di dollari”. Prima di questo, AbbVie aveva quasi chiuso un affare ancora più grande, firmando un accordo da 55 miliardi di dollari per acquisire Shire nell’estate 2014. Ma nuove e più severe regole fiscali avevano fatto fallire quell’affare.
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