Con un secondo finanziamento da 100 milioni, arrivano a 220 i milioni di dollari raccolti dall’azienda biotech americana Rubius, che sta mettendo a punto delle terapie a base di globuli rossi. Rubius, con sede in Massachusetts, ha messo a punto una tecnologia in grado di trasformare le staminali ematopoietiche dei donatori in globuli rossi che esprimono determinate proteine. Si tratterebbe, in sostanza, di un upgrade della tecnica usata per produrre le cosiddette CAR-T, le immunoterapie antitumorali di recente introduzione sul mercato. La tecnica messa a punto da Rubius consente di far esprimere al livello della superficie cellulare determinate proteine, rendendola così un ‘cocktail’ immunooncologico indipendente, in grado di attaccare i meccanismi di difesa delle cellule tumorali. Ma la tecnologia ideata da Rubius può anche far esprimere determinate proteine all’interno della cellula per proteggerle da sistema immunitario e fornire un trattamento a lungo termine in caso di carenze enzimatiche. E anche le patologie autoimmuni sono tra gli obiettivi dell’azienda biotech. Rubius in realtà deve ancora capire come la sua idea possa essere sviluppata a livello clinico e i finanziamenti ricevuti vanno in questo senso. La differenza con la prima generazione di terapia CAR-T, che viene prodotta attraverso un processo complesso che inizia prelevando le cellule dal paziente, sta nel fatto che il trattamento di Rubius punta a produrre le cellule su larga scala in bioreattori. E questo potrebbe contribuire a ridurre i costi e portare a un trattamento più rapido del paziente. I dirigenti di Rubius puntano ad avviare la sperimentazione clinica entro il prossimo anno.
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