Frega (Novartis Italia): 250 milioni di euro in tre anni per la ricerca clinica

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Investimenti in ricerca clinica per un valore di 250 milioni di euro per i prossimi tre anni e un valore generato dalle attività in Italia pari a oltre 5,3 miliardi di euro.

È quanto mette sul piatto Novartis Italia per contribuire alla ripresa e alla crescita sostenibile del paese nel post-emergenza Covid-19. Nove in particolare saranno le priorità da perseguire: innovazione digitale; ricerca; accesso ai farmaci; rafforzamento del Ssn; servizi al paziente; corretta informazione sanitaria e potenziamento della cultura scientifica; sostenibilità ambientale e condotta etica.

Priorità individuate grazie al progetto “Think Talk – Il dialogo conta”, voluto dal gruppo farmaceutico che vanta 2.500 dipendenti e un indotto di 11mila job e il cui impatto a livello di attività sul prodotto interno lordo è pari a 1,1 miliardi. Progetto che ha messo a confronto oltre 230 collaboratori e 500 stakeholder espressione della comunità medico-scientifica, dei pazienti, della società civile delle istituzioni nazionali e locali.

A delineare i contorni dell’investimento e del progetto, ma anche le criticità esistenti, è Pasquale Frega, Country President e Amministratore Delegato di Novartis Italia in un incontro virtuale a tutto campo con la stampa.

“Il settore della salute è tra motori principali dello sviluppo economico, sociale e civile del nostro Paese e il suo ruolo decisivo per la ripresa – ha detto Frega – condizione indispensabile è che si sviluppino progettualità ampiamente condivise, che affrontino nodi cruciali per la crescita nazionale, come la governance dell’innovazione, la sostenibilità, l’accesso alla salute. La collaborazione con gli stakeholder del settore salute è sempre stato un elemento fondante delle nostre strategie. Ma con questo progetto di dialogo siamo andati oltre, avviando un percorso trasparente di ascolto e confronto, con l’obiettivo di massimizzare il nostro contributo al Paese, e costruire una roadmap di progetti ‘condivisi’ per i prossimi anni”.

L’analisi effettuata da Novartis, realizzata con il supporto metodologico di The European House – Ambrosetti, si è sviluppata nell’arco di tutto il 2020 attraverso un percorso che ha coinvolto in totale 730 persone tra collaboratori dell’azienda e interlocutori esterni. E proprio il dialogo con questi stakeholder, strutturato in incontri virtuali, survey, interviste individuali e workshop, ha permesso di identificare e condividere le grandi aree “topiche” per la società italiana sulle quali si concentreranno, ora e nell’immediato futuro, le attività di Novartis: innovazione terapeutica e digitale, il ruolo centrale del paziente, etica e sostenibilità.

“I 250 milioni di euro di investimenti in ricerca clinica previsti per il triennio – ha spiegato Frega – è il risultato di circa 250 studi che abbiamo in corso e che stiamo iniziando. Che hanno non solo un valore di finanziamento diretto al Ssn, ma è anche un’opportunità per trattare tantissimi pazienti con farmaci sperimentali innovativi ed è anche un’opportunità per tanti ricercatori italiani di pubblicare dati e di essere riconosciuti per il proprio impegno in ricerca a livello mondiale”.

Uno degli obiettivi è quello di re-immaginare la medicina attraverso una sempre più spinta trasformazione digitale del sistema salute, investimenti in Ricerca & Sviluppo per incrementare e migliorare l’accesso alle cure, un ricorso stabile all’open innovation, nonché modelli di pricing di accesso alle cure coerenti con il beneficio dimostrato in termini clinici e di sostenibilità economica e sociale.

Certo, ha commentato Frega, la pre-condizione per contribuire allo sviluppo del Paese è rinsaldare un rapporto di fiducia tra azienda farmaceutica e collettività. Ma il percorso è accidentato. Serve quindi un cambio di passo sia sul fronte del confronto con il Governo che su quello prettamente culturale.

Per quanto riguarda i rapporti con Governo, occorre una maggiore apertura: “Per il momento abbiamo visto solo enunciati, ma ancora nulla di fattivo – ha detto – bisogna migliorare la qualità del dialogo anche perché la relazione pubblico privato per mentalità e cultura non quella che dovrebbe esserci. Il 2020 ha dimostrato come la collaborazione fattiva, pubblico privato, possa portare il paese fuori dalle secche, ma anche aprire grande opportunità non solo nel mondo della salute”. Eppure i pregiudizi continuano a rimanere ben saldi: “Basta pensare al dibattito surreale al quale stiamo assistendo in questi giorni – ha aggiunto – siamo stati stimolati a fare in fretta sul vaccino anti Covid e ora viene messa in dubbio la sua efficacia e sicurezza”.

In particolare, ha sottolineato Frega, il Paese paga la mancata valorizzazione del tema della ricerca: “Abbiamo capacità individuali eccezionali, l’Italia è forse tra i paesi il migliore al mondo dove fare ricerca, eppure il Governo continua a non accorgersene. Nel 2018 e nel 2019 Francia e UK hanno compiuto mosse strategiche su questo fronte. Nella Finanziaria il capitolo della ricerca era completamente assente, nonostante sia un grande volano con un indotto incredibile. Per questo, credo, occorra creare un piano Marshall sull’attrazione della ricerca nel nostro paese”.

Anche sul fonte del Payback non va meglio: “Il 14,85% della spesa è destinato all’ acquisto dei farmaci da parte dello Stato, ma da diversi anni le percentuali assegnate agli acquisti diretti e a quelli nelle farmacie sono errate. La spesa ospedaliera è sotto finanziata. È stato firmato un accordo in conferenza Stato Regioni per chiudere il contenzioso relativo al 2013-1017. Ma per 2018-2019-2020 questo accordo non è stato onorato. Al danno si aggiunge la beffa, perché nella riformulazione dei tetti per il 2021 si aggiunge una clausola che la rende inapplicabile. Ci troviamo ancora una volta a dire che nonostante il nostro impegno a chiudere il pregresso e i milioni versati e il grande impegno dimostrato per sconfiggere la pandemia, siamo ancora difronte a un Governo che non recepisce le giuste istanze. Chiediamo che tutto quello che viene speso in farmaceutica rimanga nella farmaceutica”.

Bisogna infine mettere in atto un importante intervento di alfabetizzazione scientifica. “C’è una fetta di popolazione lontana dalla scienza ufficiale e una comunicazione che dà voce a posizione antiscientifiche. È necessario aumentare il livello di culturale. Per questo abbiamo stretto un Accordo quadro con il ministero dei Beni Culturali”.

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