Il futuro attraverso la sanità digitale

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Un settore in crescita, che nei prossimi anni permetterà cure più personalizzate per i pazienti e una migliore organizzazione dei processi. Intelligenza artificiale e innovazione tecnologica sono destinate ad avere un ruolo di primo piano anche in Italia. Si è parlato delle opportunità e delle questioni da implementare al primo Epocal Summit, che si è tenuto in forma digitale nel mese di ottobre.

Sembra una torre di controllo del traffico aereo, in realtà è il “Command Center” dell’Humber River Hospital di Toronto, in Canada. Una struttura che sembra arrivare dal futuro, in grado per esempio di aggiungere 35 posti letto in più senza impiegare personale o infrastrutture, ma semplicemente – si fa per dire – ottimizzando i processi. Il sistema, sviluppato da GE Healthcare, è infatti in grado di fornire al personale clinico informazioni in tempo reale per aiutarlo a prendere decisioni rapide sulla gestione del flusso dei pazienti.
Il centro è stato mostrato e raccontato da Peter Bak, Chief Information Officer della struttura, durante la prima edizione di Epocal – Expert Summit for data Driven Precision Health, AI, Analytics & Clinical Decision Systems. L’evento, promosso da GE Healthcare con il supporto di Roche e Edwards Lifesciences, è stato patrocinato dal Ministero della Salute e organizzato in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione europea in Italia del Parlamento europeo.
Durante l’Epocal Summit sono stati portati alcuni case history, nazionali ma non solo, di utilizzo virtuoso dei big data e dell’intelligenza artificiale in ambito sanitario. La trasformazione digitale del Ssn è infatti diventata una priorità a causa della pandemia di Covid-19. In questo senso, il Recovery Fund “rappresenta una grande opportunità in quanto fungerà da motore per gli investimenti perché prevede che gran parte dei fondi concessi – circa 64 miliardi – sia destinata alla sanità e in particolare a un nuovo modello di ospedale, più sicuro, tecnologico, digitale e sostenibile”, come ha ricordato Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo.

Pianificare oggi i prossimi 30 anni
“Il ruolo dell’innovazione è quello di rendere il Sistema sanitario più efficiente e la vita dei cittadini più semplice. Negli scorsi mesi con il Decreto rilancio abbiamo investito una consistente quantità di risorse che ha permesso una forte crescita dei fascicoli sanitari elettronici, fondamentali sia per il diritto dei cittadini di tenere sotto controllo le proprie informazioni, sia per mettere a disposizione del Ssn una quantità enorme di dati – ha affermato Sandra Zampa, sottosegretario di Stato alla Salute – Ad esempio, se prima della pandemia avessimo avuto a disposizione il numero di pazienti affetti da diabete, particolarmente penalizzati dal Covid-19, avremmo potuto metterli in sicurezza, e questo vale per tutte le altre condizioni di fragilità”.
Il sottosegretario ha poi approfondito i progetti in corso in Italia sul fronte intelligenza artificiale e big data: “Entro il mese di novembre avremo un prototipo di modello predittivo per la pianificazione dei prossimi 30 anni di vita del Paese: è evidente a tutti quanto possa essere utile disporre di uno scenario da qui a 30 anni, che consenta di pianificare le risorse nella programmazione e nella prevenzione. Abbiamo in corso anche un progetto relativo all’utilizzo dei big data attraverso l’intelligenza artificiale: abbiamo già il supercalcolatore Marconi e nel 2021 avremo il supercalcolatore Leonardo, tra i primi 5 super computer più potenti la mondo. Il Sistema sanitario deve fare uso di questi strumenti nel più largo modo possibile. Gli istituti di ricerca Irccs lavorano a un progetto pluriennale finalizzato alla creazione di una piattaforma tecnologica nel campo dei big data applicati alla ricerca, che permetta la raccolta, l’analisi e la condivisione dei dati dei pazienti”.

Migliorare l’interoperabilità tra regioni
Oggi in Italia gli esempi virtuosi ci sono, ma è stato individuato da più parti come uno dei problemi cruciali sia la mancanza di interoperabilità regionale. Gli applicativi, infatti, spesso non comunicano tra di loro o, quando lo fanno, manca un coordinamento a livello nazionale.
Mattia Fantinati, Consigliere del Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione, ha sottolineato come il nostro Paese sconti il digital divide: “Credo che i talenti e le professionalità ci siano: sull’AI l’Italia ha molte competenze e strumenti. I nostri problemi sono scarsa diffusione, scarsa cultura, scarsa professionalità e la mancanza di interoperabilità. Esiste infatti un problema di governance: la digitalizzazione non parte perché regioni, province e comuni operano in modo indipendente. Ci sono oltre 11.000 data center che non parlano tra di loro”. Un esempio? “Il fascicolo sanitario elettronico: ciascuna regione ha il suo, ma se un cittadino ha necessità di attraversare il confine, trova l’assoluta inefficienza causata da sistemi che non si parlano”. Fantinati ha affermato che il Governo si impegnerà a rendere operativa la strategia per l’AI, destinando almeno 500 milioni della Finanziaria a nuove tecnologie e intelligenza artificiale.
In Italia l’industria delle Scienze della vita interessa 4.936 imprese, con oltre 156.000 occupati. In uno studio presentato da Corrado Panzeri, Associate Partner & Head of InnoTech Hub, The European House Ambrosetti, gli investimenti in Ricerca e Sviluppo nelle Life Sciences hanno raggiunto a livello mondiale i 186 miliardi di dollari nel 2019 e si stima che cresceranno del 25% entro il 2026.

Gli esempi italiani
Tra gli esempi italiani dell’Epocal Summit quello di Humanitas che ha creato sistemi di Clinical Decision Support per affrontare la crescente complessità delle informazioni attraverso una gestione più semplice dei dati diagnostici; è in quest’ottica che possono essere viste le sinergie e collaborazioni con altre aziende di biotecnologia, tra cui Roche. “Le patologie diventano sempre più complesse e articolate, diventa sempre più importante un approccio multidisciplinare e un’analisi a tutto tondo della storia clinica e familiare del paziente – ha spiegato Victor Savevski, Chief Innovation Officer del gruppo ospedaliero Humanitas – Sono moltissimi i fattori da tenere in considerazione se vogliamo migliorare la qualità clinica, da sempre una priorità in Humanitas. La data science permette di incrociare i dati più rapidamente, trovare correlazioni, fornendo un supporto efficace ai medici nel decision making quotidiano e sul lungo periodo in termini di prevenzione e ricerca. Crediamo che alla base della buona pratica clinica ci sia la multidisciplinarietà. Condividere informazioni aiuta a ottimizzare i processi di gestione del paziente, garantendo i più alti standard di cura”.
Semplicità delle soluzioni tecnologiche, digitalizzazione come strumento di integrazione tra luoghi, saperi e professionalità e partenariato pubblico-privato sono le parole chiave per Giovanni Gorgoni, direttore generale Aress Puglia: “Abbiamo cercato di rendere le tecnologie il più fruibili possibili. Con Talisman, poi, la piattaforma per la gestione del paziente cronico sviluppata grazie a 16 partner pubblici e privati, abbiamo dimostrato che per rispondere alle eterogenee esigenze regionali dobbiamo fare squadra”.

Ruggero Razza, assessore alla sanità della Sicilia, ha evidenziato l’importanza di snellire la burocrazia: “Le nuove tecnologie e l’edilizia sanitaria possono essere innovate grazie all’articolo 20 – ha ricordato –. Gli investimenti in innovazione tecnologica potrebbero già trovare adeguata copertura e finanziamento se venisse liberata l’utilizzazione di tutte le risorse già assegnate. Il sistema sanitario ha senz’altro bisogno di essere finanziato di più, ma deve anche poter spendere le risorse che già possiede. Prima di occuparci solo della quantità della risorse a disposizione – ha concluso l’assessore – temo sia necessario concentrarsi sulla qualità dei percorsi burocratici che ci portino a utilizzare le risorse che abbiamo in tempi rapidi e alla pari con il fabbisogno di innovazione tecnologica che esiste”.

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