BMS-Celgene, nessun piano B

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Bristol-Myers Squibb ha detto più volte di non avere un piano B se il suo accordo con Celgene dovesse fallire.

E anche se gli osservatori si sbizzarriscono a disegnare scenari alternativi, sembra essere proprio così

Tim Anderson, di Wolfe Research, ha sottolineato in una nota che la pharma ha finora risposto a domande su come avrebbe fatto, senza avere a disposizione i 74 miliardi di dollari necessari per l’acquisto, dicendo solo che il suo obiettivo “è quello di ottenere l’accordo con Celgene“.

“Non hanno fornito indicazioni sulla via alternativa da seguire”, ha scritto Anderson, sottolineando che se l’accordo non dovesse andare in porto, la passata strategia di BMS “string-of-pearls”, incentrata su piccole acquisizioni, potrebbe non essere sufficiente per proseguire in futuro.

Secondo l’analista, sarebbe questo il momento di pensare alle alternative.

Starboard Value ha già iniziato a lavorare per impedire la fusione tra le due aziende e anche il principale azionista, Wellington Management, si è opposto.

Secondo Anderson “continua a esserci scetticismo sui vantaggi della transazione e su quello che l’azienda sarà in grado di offrire agli azionisti dopo la eventuale chiusura dell’accordo”.

Di contro, sullo scacchiere sembra esserci un vantaggio per BMS.

“Wellington non ha i numeri per influenzare l’esito dell’accordo”, hanno scritto di recente gli analisti di Atlantic Equities.” E la quota di Starboard è ancora più piccola”.

Nel frattempo, anche se BMS non sembra voler concentrarsi su finali diversi della storia con Celgene, potrebbero invece farlo altre big pharma accreditate.

Ma nelle ultime settimane molte delle aziende meglio attrezzate, tra cui Pfizer e AbbVie, si sono espresse contro le mega fusioni.

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