Biotech: tra merger e IPO sarà un grande 2019

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M&A e IPO. Quale strategia caratterizzerà il 2019 delle aziende biotech?

La questione è stata ampiamente dibattuta nel corso della J.P. Morgan Healthcare Conference, che si è conclusa la settimana scorsa.

Un dibattito cui, ancor prima di cominciare, la cronaca sembrava aver già dato una risposta, con il merger BMS-Celgene al quale ha fatto seguito, proprio in apertura dei lavori della JP Morgan Healthcare Conference, l’affare Eli Lilly- Loxo Oncology.

Ma il M&A è solo una parte del quadro: le offerte pubbliche iniziali, nel mercato USA, hanno dato molta linfa anche alle piccole biotech, specialmente nell’ultima parte del 2018.

Un trend cresciuto sulla scia dell’IPO record da 600 milioni di dollari di Moderna, tant’è che gli analisti hanno iniziato a chiedersi se questo fosse lo zenit del ritorno del biotech Ipo.

“Penso che il mercato dell’IPO negli Stati Uniti rimarrà aperto perché c’è bisogno di finanziamenti – dice Choulika, Ceo della biotech francese Car-T Cellectis – Inoltre, ci sono dei soldi che devono essere investiti, quindi non penso che per ora andrà a monte. Sono ottimista”. E su M&A: “Penso che lo spazio M&A esploderà nel 2019 . Il 2018 è trascorso quasi senza deal. C’è bisogno che molte aziende acquisiscano nuovi prodotti, per le proprie pipeline, in particolare aziende farmaceutiche, soprattutto dopo l’acquisizione di Celgene da parte di BMS”.

“Penso che con il 2020 dietro l’angolo la sfida IPO sarà interessante – aggiunge Oz Azam, Ceo di Tmunity ed ex dirigente di Novartis– e i fattori macroeconomici avranno un impatto decisivo”.

“È un business ad alta intensità di capitale, è piuttosto difficile fare a meno dei mercati pubblici – osserva Barry Greene, presidente della Rna biotech Alnylam Pharmaceuticals, – Quindi credo che se gli investitori possono fare soldi, il mercato IPO si consoliderà. Perché una biotech abbia successo devono coesistere quattro fattori: la possibilità di finanziare l’azienda; un ambiente normativo trasparente; la possibiltà di farsi pagare i farmaci messi a punto; il settore farmaceutico deve essere affamato di innovazione e volere davvero aziende innovative, sia per accordi , sia per le acquisizioni”.

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