Teva: obiettivo crescita del 5%. Ma Copaxone fa gola ai competitor

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Dopo l’acquisizione dei generici di Allergan, Teva farmaceutici conta di crescere del 5% annualmente nei prossimi anni, anche grazie al lancio di 1500 nuovi prodotti. Questo a dispetto della riduzione dei volumi di vendita e della crisi dei prezzi dei farmaci. A presentare questa previsione è stato il responsabile del ramo generici, Siggi Olafsson, durante una call con gli investitori.

Una robusta pipeline
Teva è convinta di avere una posizione di vantaggio rispetto ai suoi competitors. Attualmente, per esempio, l’azienda israeliana ha 320 prodotti in revisione da parte della FDA americana e 325 in via di sviluppo. Con questi numeri, la casa farmaceutica israeliana sta puntando a un mercato che vale 200 miliardi di dollari di medicinali di marca.” Resta da vedere se Teva riuscirà effettivamente a raggiungere una crescita del 5%, ha sottolineato Ronny Gal, analista di Bernstein. In ogni caso, Teva è ben posizionata con i prodotti che ha già in commercio. Inoltre, “con la dimensione del nostro portfolio, con la flessibilità della nostra rete di produzione e con la posizione di leadership nel settore che ci siamo guadagnati, siamo protetti dalle fluttuazioni dei prezzi”, ha spiegato Olaffson agli investitori.

Ma questo non significa che sarà tutte rose e fiori. “Teva possiede il 18% del mercato dei generici negli USA – ha sottolineato Gal – ed è difficile correre più velocemente quando tu sei il mercato”. Mentre Umer Raffat, analista di Evercore ISI, ha definito le previsioni su Teva “significativamente superiori” rispetto alle stime di consenso. Una cosa comunque è certa: il suo farmaco di punta Copaxone è sotto pressione da altre case produttrici di generici. Mentre la scorsa settimana, l’Ufficio Brevetti e Marchi americano ha invalidato il terzo dei tre brevetti che Teva aveva presentato per il generico contro la sclerosi multipla. E mentre Teva potrebbe sempre ricorrere alle vie legali, molti analisti, incluso Vamil Divan di Credit Suisse, credono che l’azienda “potrebbe più facilmente perdere che vincere” questa causa.

 

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