Tecnologia mRNA. Ceddia (Moderna): “Allo studio 21 vaccini respiratori”

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La pandemia da Covid-19 ci ha lasciato un insegnamento importante: mai abbassare la guardia verso la prevenzione. Tuttavia, uno dei pochi, forse unici, risvolti positivi della pandemia è stato quello di aver dato una grande spinta al settore della ricerca. E i vaccini ne sono l’esempio più eclatante. La prossima stagione vaccinale si preannuncia all’insegna di una battaglia da combattere su due fronti: l’influenza e il Covid-19. Il virus Sars-CoV-2 è arrivato “per restare”, ha recentemente dichiarato il Direttore Generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus, e tutti i Paesi del mondo devono adottare politiche sanitarie adeguate a fronteggiare anche questa infezione. Le armi a disposizione ci sono e passano necessariamente dalla prevenzione e, dunque, dalla vaccinazione.

Di come i vaccini a mRNA abbiano fatto la differenza durante la pandemia e di come questi potranno essere impiegati anche in altri ambiti, non solo nel respiratorio, abbiamo parlato con Francesca Ceddia, SVP Infectious Diseases, Medical Affairs Moderna.

La tecnologia a mRNA ha dimostrato la sua efficacia già durante la pandemia per velocità e flessibilità. Basti pensare al tempo, di soli 42 giorni, trascorso tra l’identificazione della precisa sequenza che avrebbe dato origine alla proteina e la realizzazione del vaccino vero e proprio. Tempistiche queste che una tecnologia tradizionale non ha. Oppure ancora al fatto che è sufficiente disporre di una unica unità produttiva per poter realizzare antigeni differenti. Quindi la tecnologia può essere utilizzata non solo per combattere virus, come nel caso del Covid, ma anche, in futuro, per la produzione di farmaci per la cura delle malattie oncologiche. Altro aspetto da tenere presente è quello della “fedeltà biologica” grazie alla quale si sono riscontrati livelli molto alti di risposta immunitaria.

Non solo. Altro punto di forza della tecnologia a mRNA è la sua trasversalità e applicabilità ad altri ambiti. Se pensiamo a largo spettro ci sono più di 200 virus che possono colpire l’uomo e solo un decimo di vaccini disponibili”, ha detto Francesca Ceddia. “Grazie alla velocità della piattaforma a mRNA, noi ci troviamo a studiare circa 21 vaccini respiratori”. Ceddia fa l’esempio del vaccino contro il virus respiratorio sinciziale (RSV). Grazie alla tecnologia a mRNA è possibile sviluppare un vaccino somministrabile a diverse fasce di età. Moderna ha infatti in corso uno studio di fase tre nell’adulto con virus respiratorio sinciziale che sta fornendo “risultati promettenti pari a circa l’84% di efficacia per la protezione e la prevenzione delle malattie respiratorie basse e con due sintomi e più”, ha ricordato Ceddia, e una sperimentazione di fase uno nei bambini nei quali il virus può portare a sviluppare bronchiolite.

Altro impiego molto importante della tecnologia a mRNA è nei vaccini contro l’influenza e questo perché, grazie alle sue caratteristiche di velocità, trasversalità e flessibilità è possibile produrlo più a ridosso dell’inizio della campagna vaccinale con un conseguente maggiore adattamento al virus in circolo in quel momento e quindi una maggiore efficacia. “Se riusciamo, tramite la tecnologia a RNA, a produrre il vaccino più tardi (rispetto alle indicazioni delle autorità in merito agli antigeni ndr.) ci saranno meno possibilità di incorrere in quello che in termini tecnici si chiama mismatch”, ha precisato Ceddia.

Infine, la piattaforma mRNA consente anche di combinare differenti antigeni insieme e quindi permette di unire più vaccini in uno come, per esempio, “l’influenza e il Covid, oppure influenza e virus respiratorio sinciziale”, ha concluso Francesca Ceddia. Va da sé quindi che questa tecnologia, grazie alla sua flessibilità, consente un risparmio per il Servizio sanitario nazionale e gioca un ruolo fondamentale in ambito di aderenza vaccinale soprattutto tra le popolazioni più anziane e più fragili. Avere la possibilità, in una unica volta, di vaccinarsi contro più virus potrebbe davvero fare la differenza nella lotta allo stigma della vaccinazione e nell’aumentare la copertura verso più malattie.

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