Sanità digitale. Schillaci: “È la chiave per equità e modernizzazione cure”. Indagine Fo.N.S.a.D.: medici favorevoli ma poco preparati

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In Italia è in atto una rivoluzione sanitaria nel campo della digitalizzazione che fa scuola in Europa ma che ha ancora davanti a sé una strada lunga e che richiede la messa a terra di un processo normativo, organizzativo e culturale. Di questo e tanto altro si è parlato oggi al Ministero della Salute, in occasione dell’evento organizzato dal Forum Nazionale Salute Digitale (Fo.N.Sa.D.), iniziativa promossa da Inrete, Homnya e Summeet con l’obiettivo di rafforzare il confronto sulla sanità digitale e facilitare l’adozione delle tecnologie digitali all’interno del Servizio Sanitario Nazionale. L’evento è stato anche l’occasione per illustrare – alla presenza di Istituzioni, professionisti della salute ed esperti di digitalizzazione – i risultati di un’indagine, condotta da Homnya per il Forum, che traccia lo stato dell’arte della salute digitale percepita dai professionisti sanitari.

Ad aprire i lavori il ministro della Salute, Orazio Schillaci. Il Forum, peraltro, nasce anche grazie alla collaborazione con il ministero della Salute, insieme ad Agenas e al Dipartimento per la Trasformazione Digitale. Lo ha ricordato lo stesso ministro nel corso del suo intervento. “Il Forum ha aperto un importante spazio di confronto per decisori pubblici, aziende e professionisti della salute, per avere soluzioni innovative, sicure ed efficaci. In particolare, il Ministero della Salute partecipa attivamente, insieme alle altre istituzioni, al comitato scientifico. In questo percorso, si sono già svolti diversi eventi, per approfondire temi cruciali per lo sviluppo del digitale nella sanità, come quelli legati alle policies, a dati e impatti sul sistema, in un’ottica di One Health. E ancora, sono stati affrontati i temi della cybersecurity, si è parlato di Ecosistema dei dati sanitari e di formazione. Questo confronto non può però prescindere da un’analisi della percezione che i professionisti della salute hanno della digitalizzazione della sanità e per questo considero particolarmente significativa la ricerca voluta da Fo.N.Sa.D, di cui oggi presentate i risultati”, ha detto il ministro.

“La trasformazione digitale – ha sottolineato Schillaci – è una delle sfide più importanti che siamo impegnati a vincere per modernizzare la nostra sanità, per costruire un sistema più sostenibile e per garantire un accesso sempre più equo ai servizi sanitari”. “I dati della survey – ha proseguito il ministro – mostrano un forte interessamento dei professionisti sanitari verso l’uso delle nuove tecnologie, ma dicono anche che per molti di loro rappresenta un terreno nuovo. È qui che dobbiamo intervenire. Con le risorse del Pnrr stiamo investendo sulla formazione dei professionisti della nostra sanità, affinché dispongano di competenze solide per gestire al meglio le nuove tecnologie e di questa formazione hanno già beneficiato 2500 unità di personale del Servizio Sanitario Nazionale”. Per Schillaci, quello dei professionisti resta il ruolo fondamentale” e dentro questo processo di modernizzazione i professionisti debbono vedere valorizzato il proprio impegno e amplificata la portata delle proprie attività. È quindi anche dall’organizzazione del lavoro – oltre che naturalmente dalla formazione – che si deve partire, per porre al centro dell’attenzione anche il tema delle nuove tecnologie e delle possibilità offerte dal digitale”.

“Il cambiamento che stiamo costruendo – ha concluso il ministro – ci chiama a una collaborazione sempre più stringente con tutti gli interlocutori interessati e rispetto a questa necessità il Forum Nazionale sulla salute digitale offre certamente un contributo fondamentale”.

Ha richiamato con forza alla necessità di formare e comunicare anche il commissario straordinario di Agenas, Americo Cicchetti: “Siamo al termine – ha detto – di un percorso iniziato nel 2022, e fatto insieme al Dipartimento per la trasformazione digitale, che ha visto Agenas lavorare soprattutto allo sviluppo della Piattaforma nazionale di telemedicina (Pnt) e alla Piattaforma nazionale di Intelligenza artificiale. L’investimento sulla Pnt, che è stato integrato con ulteriori 500 mln, è giunto al termine e abbiamo già più di 700mila pazienti gestititi sulla Piattaforma nazionale: abbiamo raggiunto in anticipo, e anche superato, il target previsto a livello comunitario”. Per quanto riguarda la Piattaforma nazionale di intelligenza artificiale, “siamo al lavoro su tre casi d’uso che vedranno protagonisti i primi 1500 medici di famiglia”.

Tutto questo lavoro, ha spiegato Cicchetti, “ci restituirà un sistema trasformato sotto il profilo digitale, ma non è che il punto di partenza, perché il reale cambiamento ci sarà se potremo contare anche su una trasformazione di carattere organizzativo, che a sua volta ha bisogno di un cambiamento culturale che si fa attraverso la formazione e la comunicazione. Siamo anche convinti che gli operatori dovranno comunicare ai cittadini che non stiamo trasformando la medicina in senso tecnologico ma la stiamo avvicinando alle persone, la stiamo umanizzando e rendendo più sostenibile”.

Infine, ha sottolineato il commissario straordinario di Agenas, “sarà importante dare continuità a tutto questo: Agenas è l’Agenzia per la sanità digitale, che dal 1° gennaio 2027 dovrà condurre operativamente la Pnt. Questo vuol dire competenze e gestione, che evidentemente richiederanno risorse. Senza dimenticare che tutto questo va integrato con l’ecosistema dei dati sanitari europei, che permetterà di valorizzare i dati attraverso adeguati meccanismi di uso secondario che vedono cruciale la capacità di rendere sicura l’accesso a questi dati”, ha concluso Cicchetti.

Anche per Simona Loizzo, presidente dell’Intergruppo parlamentare Sanità digitale e terapie digitale, la digitalizzazione della sanità ha raggiunto dei traguardi ma non ha finito il suo percorso: “Le competenze vanno ora riverberate su tutto il personale, nonché sulle direzioni strategiche, perché anche i Direttori Generali devono avere competenze digitali”. A febbraio 2026, ha poi annunciato Loizzo, “arriverà in Aula la legge sulle terapie digitali, sui cui abbiamo fatto un’importante battaglia condivisa con il ministero, e alla quale ha dato un grande contributo Agenas, essendo l’Italia l’unico Paese in Europa a non essersi ancora dotato di una legge che regolamentava queste terapie”.

L’onorevole Loizzo ha poi parlato dell’obiettivo dell’“ospedale virtuale, per il quale abbiamo anche proposto un progetto di sperimentazione”, che vedrà coinvolte 7 piccole isole e per la Calabria la città di Cosenza: “La prima tariffa individuata è di cardiologia, ma abbiamo deciso di avviare anche la sperimentazione di un monitoraggio a distanza dei disordini neuropsichiatrici della prima infanzia, per permettere anche alle famiglie e ai bambini delle piccole isole di accedere facilmente ai progetti osservazionali che sono fondamentali per determinate condizioni”.

Grandi aspettative, dunque, dalla digitalizzazione in sanità e dall’utilizzo dei dati digitali. Ma anche molta strada da fare. Marco Mattei, Capo di Gabinetto del ministro della Salute, ha evidenziato come i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta siano “l’epicentro della generazione del dato clinico”, ma ha anche osservato come il loro coinvolgimento sia ancora troppo limitato: “Usano un proprio applicativo e raccolgono i dati dei pazienti condividendoli, nella migliore delle ipotesi e non sempre accade, solo scon le Uccp e le Atf. Non hanno accesso ai referti come avviene per un medico in ospedale”. Un coinvolgimento, quello dei medici del territorio, ancora da realizzare pienamente, dunque. Fondamentale, per Mattei, sarà anche il ruolo dei Direttori di Distretto: “Circa 400-600 figure, in Italia, che dovranno essere formati e dovranno interfacciarsi con i medici di medicina generale e gli specialisti ambulatoriali affinché si possa arrivare a casa del paziente e raccogliere i dati anche grazie ai device”, ha concluso il capo di Gabinetto del ministro della Salute.

LA SURVEY
Tornando ai risultati della Survey presentata oggi, se da una parte i dati emersi sono da una parte incoraggianti in quanto raffigurano un forte interessamento e un’alta aspettativa da parte dei professionisti sanitari, ed in particolare dei medici di medicina generale, dall’altra delineano una situazione dove la telemedicina, l’AI e la cybersecurity sono percepite come lontane a dimostrazione che l’ecosistema informativo attuale presenta delle lacune.

In particolare, su un campione di 1.144 partecipanti di cui 26% medici di medicina generale (MMG) e 74% specialisti, distribuiti su tutto il territorio nazionale, emerge come sia MMG che specialisti ritengono di avere un livello di informazione limitato riguardo all’innovazione digitale (46% MMG e 40% specialisti). Inoltre, tra gli strumenti digitali più utilizzati, spiccano la telemedicina e la gestione dati mentre rimane ancora poco utilizzata l’AI (12% MMG e 9% specialisti). Sono poi i MMG in particolare a riconoscere nel digitale un alleato “abbastanza” importante per le cure e, sebbene nell’insieme vi sia un numero elevato di HCP (circa il 70%) con buona predisposizione verso il digitale, risultano evidenti alcune difficoltà da superare.

“Commissionare questa indagine è stato fondamentale, perché ci restituisce oggi una fotografia reale dello stato dell’arte, ci mostra con chiarezza quanto lavoro abbiamo ancora davanti e, soprattutto, quanto sia urgente prepararci alla rivoluzione che la sanità sta già vivendo”, ha commentato Giuseppe Petrella, presidente IRCCS CROB e coordinatore del Forum. “L’intelligenza artificiale, in particolare, rappresenta una delle sfide più rilevanti: dobbiamo assumerci, anche come Fo.N.Sa.D., la responsabilità di accompagnarne lo sviluppo comprendendo al tempo stesso i potenziali rischi e le ricadute negative. Il Forum, grazie alle competenze dei membri del board, si pone l’obiettivo di sollevare temi, criticità e opportunità da portare all’attenzione degli stakeholder istituzionali, affinché la transizione digitale in sanità sia guidata da un dialogo condiviso, consapevole e sostenibile”.

Tra le cause principali che ostacolano l’adozione delle prassi digitali nella pratica clinica, un ruolo importante lo gioca la resistenza al cambiamento sia da parte dei colleghi che dei pazienti (29% MMG e 14% specialisti).

“La trasformazione digitale della sanità richiede un forte equilibrio tra tecnologia e fattore umano, perché soltanto attraverso questa integrazione possiamo mantenere alta la qualità del nostro sistema sanitario”, ha dichiarato Vito De Filippo, già sottosegretario di Stato alla Salute. “La sanità digitale rappresenta un nuovo Rinascimento, che si compie con il coinvolgimento di interlocutori autorevoli, dalle istituzioni nazionali a quelle territoriali. Una prospettiva sostenibile pretende infatti una partecipazione collettiva e consapevole, che ci renda pronti a cogliere questa sfida della digitalizzazione con responsabilità e visione”.

L’elemento sul quale si concentra però la maggior criticità rimane, per il 75% degi professionisti che si dichiarano interessati al digitale, l’esigenza di una maggior informazione e supporto, tema che rimane una sfida aperta in particolare per i MMG, così come difficoltà tecniche quali problemi di connessione, di infrastrutture e di software (37% specialisti, 14% MMG).

In sintesi, di fronte all’aspettativa dei professionisti che auspicano un maggior utilizzo del digitale e che pensano (80%) che nell’arco dei prossimi 3 anni sarà parte della pratica clinica, si evidenzia una mancanza di formazione e quindi di impossibilità ad utilizzarlo.

Infine, sebbene nella condivisione di necessità comuni quali quella di una maggior informazione, MMG e specialisti presentano problemi opposti che richiedono azioni diverse; per i primi, che manifestano una maggior resistenza al cambiamento, servirebbe più attività di educazione e semplificazione. Per gli specialisti al contrario servirebbe di più lavorare sull’elemento “tecnico”, ovvero software adeguati e flussi definiti. Per tutti l’AI è vista come ancora qualcosa di “astratto” scarsamente utilizzata e non come strumento clinico che potrebbe, al contrario, se calata nella realtà, essere di grande utilità in ambito di workflow clinici, triage, e di predittività.

Tante quindi ancora le sfide di un modello che sta modificando la sanità attraverso una strategia che deve necessariamente ripensare ad una nuova presa in carico del paziente e ad una nuova governance del SSN in ottica digitale.

di Lucia Conti

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