Reputazione pharma: “effetto lockdown” per la stampa mainstream

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Il lockdown ha costituito un vero e proprio evento spartiacque nella reputazione delle aziende farmaceutiche presso la stampa mainstream. Negli USA un’indagine di Gallup –  società di analisi e consulenza – ha messo a confronto temi e tenore degli articoli scritti 12 mesi prima di marzo 2020 con quelli scritti 12 mesi dopo.

La copertura mediatica dell’industria farmaceutica è stata analizzata prendendo in considerazione i primi cinque giornali americani: il Wall Street Journal, il New York Times, Usa Today, il Washington Post e il Los Angeles Times.

Nei due anni sono stati contati 493 articoli ed editoriali in prima pagina e analizzati nei contenuti, per rilevare eventuali cambiamenti, anche a livello di tono dei titoli e degli articoli, e quali temi venivano affrontati.

Il numero di articoli nei cinque giornali è aumentato dopo il COVID-19, più che raddoppiando da 143 a 350. In particolare, gli articoli in prima pagina sono aumentati di oltre il 160% e gli editoriali di circa il 121%.

I temi principali di cui si parlava prima del lockdown erano la crisi degli oppioidi (40%) i prezzi elevati dei farmaci (27,3%) e le interazioni con la FDA (21%).
Dopo il lockdown, invece, le notizie sono state dominate da sviluppo e diffusione del vaccino contro il COVID-19 (60%).

Il tono degli articoli è stato valutato come positivo, negativo o neutro. Prima del lockdown, solo il Wall Street Journal, quotidiano molto attento all’economia, aveva una copertura più favorevole che sfavorevole verso il settore farmaceutico, 35% positivo contro 30% negativo, mentre gli altri quattro quotidiani avevano una copertura più negativa.

Dopo il lockdown, quattro dei cinque giornali hanno pubblicato articoli più positivi che negativi e solo il Los Angeles Times è rimasto più negativo che positivo nel secondo anno dell’indagine.

Stesso trend per i titoli, che nel primo anno avevano una probabilità quasi quattro volte maggiore di essere negativi verso il settore, 36,5% negativi rispetto al 9,8% dei positivi. Da marzo 2020 si è verificata una svolta, con i titoli che erano più positivi (26%), che negativi (19,4%).

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