Pharma package Ue. Confalone (Novartis): “Una opportunità mancata, in cui rischiano di precipitare la competitività europea e la possibilità per i cittadini di accedere alle cure”

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La resa dei conti si avvicina. L’Europa si appresta a introdurre la più ampia revisione della legislazione farmaceutica degli ultimi vent’anni. Un provvedimento tanto atteso dall’industria farmaceutica europea, quella italiana in primis, che fin dalle embrionali discussioni in merito si è fatta sentire, a fianco del governo, affinché alcuni punti previsti nelle prime bozze fossero modificati, in primis quelli relativi alla riduzione della proprietà intellettuale.

Si tratta di “un intervento normativo più che mai urgente, di fronte a Paesi come la Cina, che sta rapidamente scalando posizioni nello scacchiere della competitività globale, con politiche energiche, mirate a rafforzare la capacità di attrarre e generare innovazione nelle Life Science, puntando a nuove piattaforme tecnologiche, modelli innovativi data-driven e nuovi approcci alla ricerca. Eppure, l’Europa, di fronte a una perdita del 25% degli investimenti in Ricerca e Sviluppo nel settore farmaceutico negli ultimi 5 anni, sta dimostrando la preoccupante mancanza di una visione comune e di una chiara determinazione a rafforzare la propria competitività”. E’ il parere di Valentino Confalone, Amministratore Delegato di Novartis Italia.

Confalone non esita a definire il Pharma Package su cui il Consiglio dell’UE ha recentemente adottato il proprio mandato negoziale, allo stato attuale, come una occasione mancata, in cui rischiano di precipitare la competitività dell’Unione e la possibilità per i cittadini europei di accedere a importanti innovazioni terapeutiche nel prossimo futuro. Nonostante l’impegno dell’Italia e di altri grandi Paesi industriali per l’adozione di misure incisive a sostegno dell’innovazione, hanno prevalso logiche di contenimento dei costi, che avranno come unico risultato quello di scoraggiare gli investimenti in Ricerca e Sviluppo e di allontanare l’innovazione dall’Europa”.

Un allarme serio che rischia di diventare un grido di aiuto: “Stiamo perdendo una grande opportunità di tornare a essere competitivi – spiega Confalone – in un settore in cui l’Europa e in particolare l’Italia rappresentano un’eccellenza riconosciuta nel mondo. Lo dimostra l’aumento delle domande di brevetto farmaceutico, che in Italia sono cresciute del 35% negli ultimi cinque anni, rispetto al più 23% dei Big UE. Oggi l’Europa è al 3° posto dopo Cina e Stati Uniti per quanto riguarda il numero di trial clinici avviati nel 2024, ma mentre l’UE ha visto una riduzione nei trial clinici avviati di quasi 20 punti percentuali rispetto al 2009, la Cina nello stesso periodo è cresciuta di 30 punti percentuali e questo divario è destinato a crescere con conseguenze sulla salute delle persone, oltre che sull’occupazione e la crescita dei paesi dell’Unione. In un momento storico cruciale. Una voce di bilancio infatti, quella della salute, che rischia di sottostare sempre più a logiche di costo anziché di investimento, che già allo stato attuale è insufficiente di fronte ai bisogni sanitari di una popolazione che invecchia, con l’Italia al primo posto in Europa per età media della popolazione (48,7 anni) e fanalino di coda per la percentuale di bambini (12,2% della popolazione nel 2024)”.

Ma c’è ancora speranza: “La partita non è ancora del tutto persa, ma per evitare il baratro in cui rischia di scivolare l’innovazione farmaceutica in Europa, è necessario intervenire per superare singoli interessi e differenze nazionali e imporre una chiara visione comune. Ora è il momento dell’azione e dell’impegno concreto. Servono politiche industriali che incoraggino l’innovazione sia a livello europeo che nazionale. L’Eu pharma legislation si somma a una serie di ostacoli locali che limitano l’incentivazione delle aziende a investire nell’innovazione. Primo fra tutti il payback, che rappresenta l’espressione più eclatante di un non adeguato finanziamento alla salute. E’ ora il tempo per agire in modo concreto e coraggioso per il futuro della salute in Europa e in Italia. E potremo farlo individuando delle soluzioni concrete solo insieme

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