Aiutare gli oncologi a comprendere la complessità della medicina di precisione e in che modo le terapie mirate possono aiutare specifici pazienti: è questa la strategia futura cui dovrebbe puntare il marketing nell’ambito dei farmaci antitumorali. Le aziende, dunque, dovranno concentrarsi meno sulle vendite e più sulla scienza e avranno bisogno di dati real world per mostrare che i loro farmaci funzionano anche nel contesto clinico. Questo è il quadro che emerge da un sondaggio di Accenture condotto su 120 oncologi negli USA e in Germania.
Il report ha evidenziato che il 65% degli oncologi desidera che gli informatori scientifici siano in grado di discutere di dati real world, e oltre la metà, il 51%, ha affermato che avrà bisogno di discutere di più, in futuro, proprio di dati provenienti dal mondo reale. Il rapporto, tra l’altro, sottolinea come la tecnologia sarà sempre più sfruttata per aiutare i medici a decidere quale antitumorale somministrare a uno specifico paziente.
Alla domanda del sondaggio su cosa influenzerà le scelte terapeutiche tra 10 anni, il 66% degli oncologi ha risposto “le raccomandazioni basate sui dati e guidate dalla tecnologia”, più del “parere delle società scientifiche” (57%,), dei “dibattiti tra colleghi e opinion leader” (26%), e delle “interazioni con gli informatori” (23%).
Per quel che riguarda, invece, la modalità con cui gli oncologi preferirebbero avere informazioni, il 90% ha scelto incontri faccia a faccia o virtuali con gli informatori scientifici. Consenso anche le applicazioni per smartphone/tablet, con l’88% degli oncologi che indica queste modalità. Decisamente indietro canali e strumenti come i siti web, preferiti dal 56% degli intervistati, materiali stampati (35%), e le riunioni fuori sede come i congressi (27%).