Nuova riunione tavolo pharma e biomedicale al Mimit

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Costruire una politica industriale rispondente alle necessità e alle aspettative delle imprese, rafforzando il dialogo con l’industria e con il mondo della rappresentanza sindacale per identificare soluzioni finalizzate a incrementare innovazione e valore del comparto e a rafforzare il posizionamento della filiera a livello UE ed extra UE, rendendo il contesto favorevole alla competitività delle imprese. Questo l’obiettivo dei tavoli per i settori della Farmaceutica e del Biomedicale, presieduti dal ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, che si sono nuovamente riuniti oggi, a Palazzo Piacentini. Erano presenti il vice-ministro Valentino Valentini, i sottosegretari Fausta Bergamotto e Maurizio Gemmato, i rappresentanti delle aziende farmaceutiche, delle aziende biomedicali, della Conferenza Stato-Regioni, i sindacati e le associazioni di categoria.

I due tavoli seguono la precedente riunione dello scorso 29 marzo in cui è stato avviato il confronto sulle principali tematiche del settore e hanno cominciato a definire operativamente i primi interventi a supporto dei due comparti. Va infatti ricordato che il comparto Salute è una specializzazione che risponde a pieno al modello sociale europeo: se l’Europa rappresenta il 7% della popolazione mondiale e il 25% del Pil, il sistema del welfare è pari a oltre il 50% globale. Il metodo di lavoro individuato si basa su un approccio collegiale tra i Ministeri e in quest’ottica è stata sottolineata l’importanza di aumentare l’attrattività dell’Italia sia per avviare nuovi investimenti che per consolidare quelli già presenti. Non solo in Italia ma nell’intera Europa gli investimenti in ricerca e sviluppo sono infatti cresciuti in misura molto minore sia rispetto agli Usa che rispetto alla Cina, dove si registra una forte accelerazione degli investimenti. Fondamentale per raggiungere questo obiettivo una efficace azione di riordino delle agevolazioni e degli incentivi per rendere il loro accesso più snello e coordinato. Per sostenere il settore è in arrivo un nuovo sportello per i contratti di sviluppo dedicato a sei specifiche filiere tra cui il chimico-farmaceutico con una dotazione di oltre 390 milioni, oltre all’ ampliamento degli obiettivi del piano 4.0. Nel corso del confronto si è convenuto anche sulla necessità di un attento presidio dei principali dossier europei, mentre in chiave nazionale è necessario puntare al rafforzamento delle procedure di semplificazione e di regolamentazione.

“I comparti della farmaceutica e del biomedicale – ha sottolineato il ministro Urso – hanno una valenza sempre più strategica su scala globale come anche la pandemia ci ha insegnato. Gli obiettivi della nostra azione sono quindi il raggiungimento di una piena autonomia su ricerca e approvvigionamenti, sviluppando investimenti e attraendone di nuovi. La politica industriale italiana deve essere al passo per fare proprio della farmaceutica il settore pilota per attrarre nuovi investimenti nel nostro Paese. Per questo è importante il coordinamento tra istituzioni, sistema sanitario e industriale che noi vogliamo realizzare attraverso questi tavoli”.

“Siamo tutti consapevoli dell’importanza di riportare la produzione di principi attivi in Italia e la possibilità di rendere sempre più attrattiva l’Italia in tema di ricerca e produzione di farmaci – ha spiegato il ministro Schillaci – Sostenere l’industria farmaceutica che investe nelle innovazioni equivale a ottimizzare la capacità del nostro sistema sanitario di disporre di cure che possono abbattere la mortalità o migliorare la qualità di vita di tanti cittadini. È poi indispensabile considerare la necessità di adeguati investimenti nell’infrastruttura sanitaria, nei laboratori di ricerca e nello sviluppo delle competenze professionali, che possono favorire la crescita dell’industria farmaceutica”.

“Il Tavolo riunito oggi al Mimit con i ministri Adolfo Urso e Orazio Schillaci testimonia ancora una volta la visione strategica e la volontà del Governo di attivare in tempi brevi le politiche necessarie per vincere la competizione globale sempre più veloce nelle Life Sciences. L’approccio pragmatico, basato sul confronto continuo con le rappresentanze delle imprese, è particolarmente apprezzabile in un mondo in grande evoluzione che richiede soluzioni rapide e lungimiranti. In gioco ci sono i 1.600 miliardi di dollari di investimenti internazionali dell’industria farmaceutica in ricerca dal 2023 al 2028 ai quali se ne potrebbero sommare altrettanti in produzione”. A sottolinearlo il presidente di Farmindustria, Marcello Cattani.

“L’Italia può farcela – assicura Cattani – ad attrarne una quota parte importante, grazie al valore della sua presenza industriale, agli investimenti e alle competenze. Un obiettivo possibile. È però fondamentale che a livello europeo l’attuale proposta di revisione della legislazione farmaceutica perda il suo carattere ideologico, dimostrato innanzitutto con l’indebolimento della proprietà intellettuale. Sotto questo profilo apprezziamo che il Governo abbia assunto ufficialmente una posizione chiaramente contraria. Per incrementare l’autonomia strategica per la sicurezza della Nazione e per la salute dei cittadini è necessario, come sottolineato dai Ministri Urso e Schillaci, approvare norme che attraggano nuovi investimenti e consolidino quelli esistenti. Creando anche le competenze indispensabili per le imprese farmaceutiche. A fronte dell’esplosione dei costi di tutte le materie prime e dell’aumento della competizione internazionale, c’è urgente bisogno di un nuovo schema di incentivi per gli investimenti e di misure per rendere l’Italia più attrattiva, con risorse finalmente adeguate e quindi di una spesa compatibile con la presenza industriale. E c’è bisogno dell’immediata riduzione del payback e della sua progressiva eliminazione. Perché è una tassa iniqua che pesa sulle aziende da anni per diversi miliardi”, aggiunge.

“Così come – secondo il presidente di Farmindustria – rimane da risolvere il problema della gestione delle risorse a livello regionale basata spesso su motivazioni meramente economicistiche. È necessario eliminare le disparità di trattamento sul territorio che penalizzano i cittadini e la loro salute, consentendo la disponibilità più ampia delle terapie sul territorio. È anche fondamentale e non più differibile la riforma dell’Aifa per avere processi regolatori più veloci, che riconoscano il giusto valore dei farmaci e siano al passo con i tempi e con la complessità della competizione globale. Da parte delle nostre imprese c’è la massima collaborazione per contribuire insieme alle Istituzioni alla definizione degli strumenti e delle misure che rendano l’Italia protagonista in Europa e nel mondo. Anche con la farmaceutica”

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