Medici e informatori scientifici, entra in campo l’IA

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GlobalData ha svolto un sondaggio nei principali mercati farmaceutici per conoscere la posizione dei medici sull’uso dell’intelligenza artificiale (IA) da parte degli informatori scientifici nella messaggistica, con l’obiettivo di renderla sempre più efficace e centrata sulle necessità degli interlocutori.

L’aumento del carico di lavoro degli operatori sanitari sta riducendo sempre più il tempo che possono dedicare agli incontri con gli informatori del farmaco. Questi ultimi, quindi, devono capitalizzare al massimo le occasioni di interlocuzione.

L’uso dell’intelligenza artificiale e delle analisi predittive consente di elaborare in modo efficiente le grandi quantità di dati in costante evoluzione, offrendo in tempo reale il polso della situazione.

Nel periodo compreso tra marzo a giugno di quest’anno GlobalData ha intervistato 426 medici di otto paesi (Stati Uniti, Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito, Giappone e Cina). Ai camici bianchi è stata posta una domanda chiave: è stato chiesto loto se fossero favorevoli all’utilizzo dell’intelligenza artificiale da parte degli informatori scientifici.

In tutte le aree geografiche considerate, solo una piccola percentuale di medici (7%) ha manifestato profondo disagio nell’uso di questa tecnologia per personalizzare la comunicazione.

Gli operatori sanitari che avevano precedentemente sperimentato l’uso dell’IA (22%) nei loro contesti professionali si sono dimostrati più aperti all’idea di utilizzarla anche nei rapporti con gli informatori scientifici. Complessivamente, nel bacino di utenza considerato, è emersa una posizione sostanzialmente neutrale (51%) verso l’uso dell’intelligenza artificiale nel rapporto con gli informatori scientifici.

 

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