Forbes dà le pagelle a Big Pharma. Bms e J&J su tutte

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In un’analisi recentemente pubblicata da Forbes, l’esperto di Big Pharma Bernard Munos ha analizzato le vendite dei medicinali approvati negli ultimi cinque e dieci anni e quanto queste abbiano contribuito al redditto delle rispettive aziende farmaceutiche. Secondo l’analista, sia la J&J che la BMS stanno vendendo più delle altre e hanno il maggior numero di farmaci approvati negli ultimi cinque anni. Molto di più della metà delle vendite provengono, inoltre, da farmaci autorizzati negli ultimi dieci anni.

Dall’altro lato, una mezza dozzina di aziende stanno ricavando meno del 22% dai loro farmaci approvati dal 2006 ad oggi. E il dato è anche peggiore,11%, se si considerano i farmaci approvati dal 2011. Queste aziende, incluse AbbVie, Sanofi ed Eli Lilly, secondo Munos, non hanno al momento introdotto farmaci in grado di avere un buon riscontro sul mercato.

Il farmaco contro l’artrite reumatoide Humira di AbbVie sarebbe, per l’analista, un esempio: è stato per diversi anni il più venduto e la casa farmaceutica dipende dalle sue entrate, ma il brevetto sta per scadere e i biosimilari incombono. Così AbbVie sta cercando nuovi prodotti da lanciare. Uno, Viekira Pak contro l’epatite C, è già sul mercato, ma la forte concorrenza in questo campo rischia di frenare la sua ascesa. E per far fronte alla situazione, l’azienda americana ha comprato, lo scorso anno, Pharmacyclics con il suo farmaco Imbruvica contro i tumori del sangue, per l’enorme cifra di 21 miliardi di dollari.

Sempre secondo Munos, c’è un gruppo di grandi aziende che sta spingendo un gran numero di farmaci verso l’approvazione, molti di più che in passato, ma le stesse hanno anche molti medicinali fuori brevetto, per cui starebbero soffrendo della perdita di quote di mercato per via dei generici. Merck, Pfizer e Novartis sono tra queste, e dovrebbero risolvere questi problemi per tornare a crescere. 

Ogni anno, in media, le 13 aziende farmaceutiche analizzate da Munos investono 75 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, ma i 77 farmaci che hanno messo nel mercato a partire dal 2011 hanno portato solo 104 miliardi di dollari, lo scorso anno. Entrate che non sono abbastanza per recuperare l’investimento fatto.

Secondo l’analista, il problema è che le aziende top sarebbero troppo concentrate nel fare entrate con prodotti ‘tradizionali’, che rappresentano da uno a due terzi dei guadagni per otto case farmaceutiche su 13 analizzate. Un metodo che ha fatto perdere loro la leadership a favore di aziende incentrate su processi innovativi, che sono però brave a compensare i loro deficit di ricerca e sviluppo con vendite ‘tradizionali’, ma non altrettanto a promuovere l’innovazione a livelli sostenibili. Munos, comunque, vede una speranza: “è un circolo vizioso che è stato difficile rompere. Tuttavia, J&J e BMS hanno trovato il modo di uscirne e diverse altre aziende potrebbero presto unirsi a loro”.

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