AbbVie rivede al ribasso previsioni sulle vendite di Humira

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(Reuters) – La forte competizione nel mercato dei biosimilari, ha costretto l’azienda biotech AbbVie a rivedere al ribasso le previsioni di vendita del suo farmaco più venduto, Humira. “Abbiamo dovuto abbassare il prezzo del farmaco da un minimo del 10% ad un massimo dell’80%”, ha dichiarato il CEO di AbbVie, Richard Gonzalez. “E la revisione a ribasso è risultata essere di molto superiore rispetto a quanto avevamo previsto”, ha precisato il CEO in una conference call con gli analisti.

Le revisione del prezzo sarebbe stata più consistente nei paesi del Nord Europa, come sottolineato dallo stesso Gonzalez. Gli analisti, al contrario, si aspettano che la concorrenza dei biosimilari, più economici, rimarrà intensa per il prossimo anno, in Europa, e si intensificherà nel 2020.

In Europa, Mylan, Biogen, Amgen e Novartis producono tutte il biosimilare di Humira, mentre negli USA la concorrenza non dovrebbe arrivare prima del 2023. All’infuori degli Stati Uniti, la società prevede che le vendite di Humira il prossimo anno scenderanno del 26-27%, più delle precedenti stime di un calo del 18-20%. Mentre le vendite totali di Humira per il terzo trimestre sono aumentate del 9% a 5,12 miliardi di dollari.

Nonostante la minaccia dei biosimilari di Humira e le maggiori spese previste per il lancio di nuovi farmaci, il CEO sarebbe ottimista sul portfolio di antitumorali di AbbVie e sarebbe fiducioso in una crescita a due cifre nel 2019. Ma le preoccupazioni degli analisti sono per la crescita a lungo termine.

I buoni risultati del Q3 sarebbero stati sostenuti dalle vendite superiori alle previsioni del medicinale contro la leucemia, di AbbVie e Johnson&Johnson, Imbruvica, che ha chiuso il terzo trimestre con un fatturato di 972 milioni di dollari, mentre gli analisti avevano stimato circa 885,6 milioni di dollari. E AbbVie ha alzato anche le previsioni sugli utili rettificati 2018 a 7,90-7,92 dollari per azione, dal precedente range 7,76-7,86 dollari. C’è da dire, però, che nel trimestre che si è appena concluso, la società ha beneficiato di un’aliquota fiscale inferiore del 9,1% rispetto al 19% dello stesso periodo dello scorso anno.

Fonte: Reuters
Autore: Tamara Mathias e Michael Erman
(Versione italiana per Daily Health Industry)

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