L’infezione da HIV continua a essere una realtà concreta e preoccupante anche nel nostro Paese, con numeri che restano significativi e richiedono attenzione. Nel 2024, infatti, sono state segnalate 2.379 nuove diagnosi di HIV, pari a un’incidenza di 4,0 casi ogni 100.000 residenti. Le regioni con le incidenze più alte (≥4,5 casi per 100.000) sono Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna. La stragrande maggioranza dei nuovi casi riguarda uomini (79%), con un’età mediana di 41 anni, leggermente superiore rispetto alle donne (40 anni).
Fortunatamente, il panorama terapeutico e preventivo oggi offre strumenti innovativi che possono fare la differenza. Le terapie Long-Acting, sia in ambito preventivo sia terapeutico, migliorano l’aderenza al trattamento, riducono il rischio di fallimento della terapia e contribuiscono a contenere la diffusione del virus.
Un’epidemia ancora silenziosa
L’HIV in Italia resta un’“epidemia silenziosa”: il numero delle persone HIV positive residenti aumenta di anno in anno, complici la scarsa informazione e le diagnosi tardive. In questo contesto, la disponibilità delle nuove terapie rappresenta una speranza concreta, in quanto rendono l’HIV una condizione cronica gestibile, in grado di ridurre sia il rischio di infezione, sia gli esiti gravi. Secondo le stime di UNAIDS, alla fine di questo anno, l’86% delle persone con HIV dovrebbe raggiungere una carica virale non rilevabile e il 95% delle persone a rischio dovrebbe avere accesso alla profilassi pre-esposizione (PrEP).
Con questi dati e premesse sullo sfondo, oggi a Roma si è svolto l’evento “IST – HIV Call 2025: quali opportunità di gestione e prevenzione per l’emergenza sanitaria silente”, patrocinato da ISS, SIMaST, SIMIT e Federchimica Assobiotec, con il contributo non condizionato di ViiV Healthcare Italia. L’incontro ha rappresentato un momento di confronto tra clinici, istituzioni e associazioni di pazienti, con focus sulle innovazioni terapeutiche e sulle sfide della prevenzione dell’HIV.
“Un recente studio clinico ha dimostrato che oltre il 90% dei pazienti preferisce passare alla terapia iniettabile Long-Acting dopo un primo trattamento orale, perché consente più libertà nella quotidianità, riducendo anche lo stigma legato alla malattia – ha spiegato Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT e Componente del Consiglio Superiore di Sanità – Strategie preventive e terapeutiche Long-Acting favoriscono maggiore aderenza al trattamento, riducono il rischio di fallimento della terapia e aumentano l’efficacia della prevenzione. Lato prevenzione, la PrEP deve essere vista come strumento alla portata di tutti.”
Le linee guida OMS
Le linee guida aggiornate dell’OMS sottolineano l’importanza di rendere la PrEP Long-Acting ampiamente disponibile, riconoscendone il ruolo cruciale nella tutela della salute pubblica. A margine dell’evento, Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento del Ministero della Salute, ha ricordato: “Il nuovo Piano Nazionale di Interventi per la prevenzione delle infezioni da HIV, delle epatiti virali e delle IST 2024-2028 punta a rafforzare prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, in linea con gli obiettivi dell’OMS per il contenimento dell’HIV e delle IST entro il 2030. Una delle novità principali è il forte investimento sulla prevenzione combinata, distribuzione gratuita di profilattici e potenziamento della PrEP, ancora oggi poco accessibile in Italia.”
Superare lo stigma e rendere accessibili a tutti le terapie innovative
Durante l’incontro si è anche sottolineata la necessità di superare le barriere legate allo stigma e di rendere le terapie innovative accessibili a tutti i pazienti. “Le malattie infettive, e in particolare l’HIV, restano una sfida sanitaria rilevante – ha dichiarato Francesco Saverio Mennini, capo Dipartimento del Ministero della Salute – È fondamentale ridurre l’incidenza delle nuove infezioni, migliorare l’accesso ai test e favorire l’integrazione tra prevenzione, screening e trattamento, soprattutto nei contesti di maggiore vulnerabilità. La strategia Long-Acting rappresenta un investimento sia in termini economici sia di qualità della vita dei pazienti.”
Luciano Ciocchetti, Vicepresidente XII Commissione Affari Sociali della Camera, ha sottolineato: “Per eliminare l’HIV entro il 2030, la politica deve garantire prevenzione efficace e accesso equo alle cure avanzate. Solo una collaborazione reale tra istituzioni, comunità scientifica e associazioni potrà generare progressi concreti.”
Infine Giordano Madeddu, Presidente Sezione L del CTS, ha evidenziato il ruolo centrale del Comitato Tecnico Sanitario: “Ci occupiamo di coordinamento delle misure per contenere l’HIV, sviluppo di terapie innovative e implementazione della PrEP, semplificazione del testing e gestione multidisciplinare dei pazienti, incluse le persone più vulnerabili.”
L’HIV resta dunque una sfida silenziosa ma concreta. La combinazione di diagnosi tempestiva, terapie Long-Acting e strategie preventive efficaci rappresenta oggi la strada maestra per trasformare l’infezione da una minaccia in una condizione cronica gestibile e che ci avvicina all’obiettivo finale dell’OMS: eradicare l’epidemia entro il 2030.