Virus Zika: le Big Pharma rallentano sul vaccino

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Il vaccino contro il virus Zika non sembra essere più una priorità e le grandi aziende farmaceutiche cominciano a tirarsi indietro nella corsa all’immunizzazione contro questo virus. In particolare, GlaxSmithKline, Merck e Johnson & Johnson, che si erano lanciate a capofitto nella ricerca di un vaccino contro Ebola al tempo dell’epidemia del 2014, stanno avanzando dei dubbi per quel che riguarda Zika.

Lo scenario
Moncef Slaoui, capo della divisione vaccini di GSK, ha dichiarato che molte persone possono sviluppare entro cinque o dieci anni un’immunità naturale contro questo virus. Un’eventualità che farebbe rallentare la diffusione di Zika, rendendo una campagna di vaccinazione meno urgente. Inoltre, a parte la minaccia per le donne in gravidanza, rispetto ad Ebola l’infezione da Zika ha sintomi lievi. Insomma, per questo virus potrebbero bastare le scorte nazionali, senza necessità di ricorrere a vaccinazioni a tappeto.

L’epidemia di Zika virus, in effetti, sta cominciando a rallentare. “In Brasile, Colombia e Capo Verde i casi sono in diminuzione. E, come detto, gli abitanti del Sudamerica potrebbero sviluppare un’immunità naturale, come è già successo per le persone che vivono in Africa e nel Sud-Est asiatico”, ha riferito Slaoui.

L’impegno di Sanofi
In ogni caso, tra i migliori produttori di vaccini al mondo c’è sicuramente la francese Sanofi, che ha assunto un impegno concreto per lo sviluppo del vaccino contro Zika, in virtù della precedente esperienza per la realizzazione di quello contro la febbre dengue, provocata da un virus della stessa famiglia di Zika. Così la società francese spera di accelerare l’arrivo del vaccino contro Zika sul mercato, avviando le sperimentazioni sull’uomo già il prossimo anno.

Nel frattempo, Merck, J&J e Pfizer hanno annunciato, all’inizio di quest’anno, che avrebbero valutato le loro possibilità di sviluppare un vaccino contro il virus Zika. In ogni caso, la sua realizzazione sarà un processo lungo, visto le poche ricerche disponibili, a differenza del vaccino contro Ebola, che è stato sviluppato in tempi relativamente brevi visti i decenni di lavori su questo virus.

GSK ha fatto invece sapere che deve ancora decidere se svilupperà il vaccino, anche se ha già annunciato che ci vorranno da 10 a 15 anni. E il National Institute of Health americano avrebbe un candidato in grado di testare il vaccino sull’uomo già in autunno, mentre la statunitense Inovio Pharmaceuticals ha riportato di recente risultati positivi in test sulle scimmie e conterebbe di entrare nella fase di sperimentazione umana già quest’anno.

 

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