Teva: chiusura dello stabilimento di Gerusalemme. Nonostante Netanyahu

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“Grazie per il suggerimento, ma non si può fare”. Questo è ciò che Teva ha detto ai funzionari del Governomartedì dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu, nei giorni scorsi, aveva chiesto alla pharma israeliana di  mantenere aperto il suo stabilimento di produzione a Gerusalemme. In un incontro nell’ufficio di Netanyahu a Gerusalemme, il CEO di Teva, Kare Schultz, si è impegnato a mantenere il quartier generale di Teva in Israele, ma ha affermato che se l’azienda non prenderà misure drastiche per migliorare le sue condizioni finanziarie, si potrebbe pensare alla sua cessione. Tra le misure indicate da Schultz, il taglio di circa 14.000 posti di lavoro e la chiusura o la vendita di un certo numero di uffici e impianti. Migliaia di licenziamenti riguardano la sede in Israele. Nel 2018 circa 320 lavoratori dovrebbero perdere il posto di lavoro nello stabilimento di Gerusalemme. Altri 500 rimarranno a casa nel 2019, quando la struttura chiuderà. “Purtroppo Teva non è in grado di acconsentire alla richiesta del primo ministro e non può evitare la chiusura dello stabilimento a Gerusalemme. La società continuerà nella chiusura graduale dell’impianto entro la fine del 2019”, ha detto Schultz alla CNBC, dopo l’incontro con Netanyahu e altri ministri. Le proteste in Israele sui tagli fatti da Teva sono iniziate domenica e hanno interrotto l’attività nella maggior parte degli impianti Israeliani della phamra. Dopo l’incontro nell’ufficio del Primo Ministro, Netanyahu ha detto che Schultz ha proposto di lavorare con il Governo per trovare altri posti di lavoro ai dipendenti della sede di Gerusalemme che lo perderanno.

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