Sede Ema, Gentiloni: due o tre città insidiano Milano

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Da ieri a Bruxelles è riunito il Consiglio europeo e tra i temi legati alla Brexit c’è anche la questione del trasferimento da Londra dell’Agenzia europea dei medicinali. Ne ha parlato ieri alla Camera il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che pur sottolineando come la questione “verrà affrontato di sfuggita nel Consiglio europeo perché la decisione e le votazioni connesse sono affidate ad altri organismi dell’Unione europea”, essa “sarà comunque sfiorata”. “In questo contesto – ha ricordato Gentiloni – l’Italia è impegnata nella battaglia per la candidatura di Milano a ospitare l’Agenzia europea del farmaco. Una battaglia nella quale io vedo con grande favore il fatto che il Governo, a cominciare dal Ministero degli Esteri, ma in tutte le sue articolazioni, la regione, il comune di Milano, il mondo delle imprese di Milano e del settore farmaceutico, sono tutti impegnati a sostenere una candidatura che dai dossier fatti, non da noi, ma dall’Agenzia del farmaco medesima e dalla Commissione europea, risulta tra le due o tre migliori candidate possibili per il trasferimento dell’Agenzia del farmaco”. Per il premier, “Non sarà una competizione facile con queste altre due o tre città che hanno, diciamo così, capacità competitive molto rilevanti per poter ospitare l’Agenzia del farmaco”. “Ma il punto politico che io intendo ribadire, anche in sede europea – ha assicurato Gentiloni – è che un conto è la competizione tra sedi che hanno già la qualità e la capacità sin dal primo giorno di consentire di operare a un’Agenzia, la cui efficienza è fondamentale per i nostri sistemi sanitari, perfino si potrebbe dire per la salute dei cittadini europei, un conto è la competizione tra queste città, un conto è un malinteso principio di riequilibrio delle Autorità europee nei confronti di Paesi che non ne ospitano nessuna, che è un principio che l’Italia ovviamente, in linea di massima, non contesta, anzi condivide, ma che sarebbe bene, questo principio, seguire per Autorità di nuova istituzione, Autorità che necessitano comunque un lavoro preparatorio”. “Qui – ha detto ancora – stiamo parlando di trasferire in blocco delle Autorità che funzionano, che hanno un peso rilevante, e che non possono subire delle difficoltà nel loro funzionamento. Ancora una volta, anche in questo caso, emerge in controluce il tema di che cosa noi vogliamo dall’Unione europea”. “Vogliamo barcamenarci, cercando di tenere in piedi gli equilibri tra le diverse aspettative di 27-28 Paesi diversi, o vogliamo un’Unione europea che metta al primo posto le esigenze, gli obiettivi dei cittadini, il futuro del progetto europeo? Anche in una scelta più limitata come questa, viene avanti la necessità di usare questi mesi pensando al futuro dell’Unione europea e non soltanto alla sopravvivenza di equilibri già esistenti”, ha concluso Gentiloni.

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