Roche, neuroscienze: nuovi dati su risdiplam e ocrelizumab

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Roche ha presentato le ultime novità nell’ambito delle neuroscienze, relative a risdiplam e ocrelizumab.

Si tratta dei dati a un anno della Parte 2 dello studio FIREFISH – sperimentazione internazionale registrativa volta a valutare risdiplam in bambini di età compresa tra 1 e 7 mesi con atrofia muscolare spinale (SMA) sintomatica di tipo 1 – e delle nuove analisi degli studi di fase III OPERA I e OPERA II su ocrelizumab.

Risdiplam
Lo studio FIREFISH ha raggiunto l’endpoint primario, con il 29% dei bambini (12/41; p < 0,0001) in grado di stare seduti senza supporto per cinque secondi entro il mese 12, in base alla Gross Motor Scale delle Bayley Scales of Infant and Toddler Development, terza edizione (BSID-III).

Nella storia naturale della SMA di tipo 1 nessun bambino raggiunge questa tappa fondamentale. Inoltre, 18 bambini (43,9%) erano in grado di mantenere la testa dritta, 13 (31,7%) di rotolarsi su un fianco e 2 (4, 9%) di stare in piedi con un supporto in base all’Hammersmith Infant Neurological Examination 2 (HINE-2).

La sicurezza di risdiplam nello studio FIREFISH è risultata in linea con il suo noto profilo sicurezza. “Questi risultati confermano l’efficacia clinicamente significativa di risdiplam nei bambini con una malattia in stadio avanzato e difficile da trattare”, dice Levi Garraway, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. 

Roche guida lo sviluppo clinico di risdiplam, un farmaco sperimentale per il trattamento della SMA somministrato per via orale che interviene sullo splicing del gene SMN2 (survival motor neuron 2, fattore di sopravvivenza del motoneurone 2), nell’ambito di una collaborazione con la SMA Foundation e con PTC Therapeutics.

Le evidenze
Al momento dell’analisi, la durata mediana del trattamento era di 15,2 mesi, mentre l’età mediana era di 20,7 mesi. Il 93% (38/41) dei bambini era in vita e nell’85,4% (35/41) non si erano verificati eventi quali decesso o ricorso a ventilazione permanente. Senza trattamento, in una coorte di storia naturale, l’età mediana del decesso o della ventilazione permanente era di 13,5 mesi. Tre bambini hanno sviluppato complicanze fatali della malattia entro i primi tre mesi di trattamento. Nessuna di queste complicanze sono state attribuite a risdiplam.

Il 90% (37/41) ha registrato un aumento del punteggio CHOP-INTEND di almeno 4 punti e il 56% (23/41) ha ottenuto un punteggio superiore a 40; l’aumento mediano è stato di 20 punti. Senza trattamento, i bambini con SMA di tipo 1 mostrano una riduzione dei punteggi CHOP-INTEND nel corso del tempo.

In un endpoint esplorativo, il 95% dei bambini in vita a 12 mesi (36/38) ha mantenuto la capacità di deglutire e l’89% (34/38) era in grado di nutrirsi per via orale. Al contrario, in una coorte di storia naturale, tutti i bambini con SMA di tipo 1 di età superiore a 12 mesi hanno avuto bisogno di nutrizione artificiale.

Gli eventi avversi più comuni sono stati infezione delle alte vie respiratorie (46,3%), polmonite (39%), febbre (39%), costipazione (19,5%), rinofaringite (12,2%), rinite (12,2%) e diarrea (9,8%). Gli eventi avversi gravi più comuni sono stati polmonite (31,7%), bronchiolite (4,9%), insufficienza respiratoria (4,9%) e ipotonia (4,9%).

Risdiplam è in fase di studio in un vasto programma di sperimentazione clinica sulla SMA, i cui pazienti hanno un’età compresa tra zero e 60 anni e comprendono anche pazienti pre-sintomatici e pazienti precedentemente trattati con altre terapie mirate per la SMA. A novembre 2019, la FDA ha accordato a risdiplam la Priority Review, in base alla quale è attesa l’approvazione entro il 24 agosto 2020.

Ocrelizumab
Le nuove analisi degli studi di fase III OPERA I e OPERA II e delle estensioni in aperto hanno evidenziato come il trattamento con ocrelizumab abbia ridotto il rischio di progressione della malattia e della disabilità nella Sclerosi Multipla Recidivante (SMR) e nella Sclerosi Multipla Primaria Progressiva (SMPP).

I dati sono stati selezionati per il 72° convegno annuale dell’American Academy of Neurology (AAN) e verranno messi a disposizione online tramite una presentazione virtuale nelle prossime settimane.

“Per le persone che soffrono di SM, mantenere la mobilità il più a lungo possibile è estremamente importante. Queste nuove analisi a più lungo termine sono incoraggianti, in quanto dimostrano che iniziare precocemente il trattamento con ocrelizumab potrebbe ridurre il rischio di dover ricorrere a un ausilio per la deambulazione di quasi il 50% nell’arco di sei anni”, osserva Levi Garraway, Chief Medical Officer and Head of Global Product Development di Roche. “Rallentare la progressione della SM a uno stadio patologico più precoce, e non soltanto trattare le recidive, potrebbe generare altri esiti clinicamente significativi nelle persone affette da questa malattia”.

Da una nuova analisi post hoc relativa all’estensione in aperto degli studi di fase III OPERA sulla SMR è inoltre emerso che il trattamento precoce con ocrelizumab potrebbe posticipare il rischio di necessitare di un ausilio per la deambulazione in confronto ai pazienti che hanno effettuato lo switch terapeutico da interferone beta-1a due anni dopo. Il rischio è stato valutato in base al tempo intercorso fino al raggiungimento di un punteggio uguale o superiore a 6 sulla Expanded Disability Status Scale (EDSS ≥ 6), mantenutosi per almeno 48 settimane.

I soggetti trattati con ocrelizumab hanno registrato una riduzione del rischio di dover ricorrere a un ausilio per la deambulazione pari al 49% rispetto a quelli trattati con interferone beta-1a nell’arco di 6 anni di studio (4,3% contro 7,2%*; p = 0,0042). I profili di sicurezza nel periodo in doppio cieco e nell’estensione in aperto sono risultati generalmente coerenti.

Effetto di ocrelizumab sulla progressione della malattia in base all’atrofia del talamo

Nei pazienti con SMR o SMPP ocrelizumab ha prodotto un rallentamento progressivo dell’atrofia del talamo (valutata in base alla variazione del volume del talamo).

I risultati dei periodi in doppio cieco degli studi di fase III OPERA I, OPERA II e ORATORIO hanno evidenziato un’atrofia del talamo significativamente inferiore in confronto a quanto osservato rispettivamente con interferone beta-1a e il placebo (entrambi < 0,001).

Con l’utilizzo real-world in rapida crescita e oltre 150.000 pazienti trattati in tutto il mondo, ocrelizumab viene somministrato due volte all’anno (ogni 6 mesi) ed è la prima e unica terapia approvata per la SMR (comprese la SM recidivante-remittente [SMRR] e la SM secondaria progressiva [SMSP] attiva o recidivante, oltre alla sindrome clinicamente isolata negli USA) e la SMPP.

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