Prezzi dei farmaci USA: Gilead attacca i PBM

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Anche i Pharmacy Benefit Manager (PBM) avrebbero le loro responsabilità nell’elevato prezzo dei farmaci in USA. Ad accusare pubblicamente le società di intermediazione tra aziende e consumatori, che contrattano sul prezzo dei medicinali, è stato stavolta Jim Meyers, vice-presidente esecutivo di Gilead. E la risposta non si è fatta attendere. Così Express Script, la più grande PBM, ha rispedito al mittente le accuse, chiedendo anche un elevato rimborso all’azienda biotech sui costosi trattamenti contro l’epatite C. La disputa arriva in un momento in cui i PBM si apprestano ad affrontare controlli senza precedenti sul loro ruolo nella catena di approvvigionamento dei farmaci. E Meyers non è stato il primo a denunciare i PBM. Lo scorso anno, già la CEO di Mylan, Heather Bresch, aveva accusato queste società, dopo che la sua azienda era finita nel mirino per l’elevato prezzo di EpiPen, dichiarando che gli intermediari sarebbero stati “almeno un po’ responsabili dei prezzi elevati”. Intanto proprio i PBM, con l’associazione che li rappresenta, la Pharmaceutical Care Management Association, avrebbero delle proposte per tagliare di 100 miliardi di dollari i costi dei farmaci in 10 anni. Tra queste ci sono la riduzione del periodo di esclusività dei biologici, l’incentivazione dell’uso di generici e biosimilari e l’eliminazione della detrazione fiscale al consumatore. Mentre Gilead si trova in difficoltà a causa della riduzione delle vendite dei suoi farmaci contro l’epatite C, per cui nel 2016, rispetto all’anno precedente, Harvoni è calato del 35% e Sovaldi del 24%. E per il 2017 le stime sono in calo, tanto che il CEO dell’azienda biotech ha dichiarato che la società non può crescere senza nuove operazioni di M&A.

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