Il vaccino Johnson & Johnson più il booster immunitario di Gilead sembrano essere promettenti per combattere l’HIV

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(Reuthers Health) – Un vaccino sperimentale contro l’HIV di Johnson & Johnson combinato con un booster del sistema immunitario di Gilead ha dimostrato di tenere a bada il virus nelle scimmie, anche dopo aver interrotto i trattamenti, segnando un ulteriore passo verso lo sviluppo di una cosiddetta cura funzionale per l’HIV. Entrambe le società stanno attualmente testando i prodotti separatamente in trial in fase iniziale in persone con HIV.

Lo studio, pubblicato su ‘Nature’, ha valutato le scimmie infettate con il virus dell’immunodeficienza delle scimmie (SIV), la versione dell’HIV nelle scimmie, e ha mostrato che i trattamenti erano molto più efficaci se usati insieme invece che separatamente. Tutte e nove le scimmie che hanno ottenuto entrambi i trattamenti, hanno fatto registrare una riduzione significativa della carica virale. In tre di loro, la terapia di combinazione ha tenuto a bada il virus per sei mesi dopo che la terapia antiretrovirale o i farmaci ART erano stati interrotti.

Lo studio si aggiunge agli sforzi in corso per sviluppare una cura funzionale per l’HIV che permetterebbe alle persone infettate di interrompere l’assunzione di terapia antiretrovirale quotidiana. “I farmaci antiretrovirali attuali, anche se sono salvavita, non curano l’HIV, si limitano a tenerlo sotto controllo. Stiamo cercando di sviluppare strategie per raggiungere l’ART-free, la soppressione virale a lungo termine”, spiega l’autore dello studio Dan Barouch, ricercatore nell’ambito dei vaccini al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston.

Per lo studio, il team ha utilizzato ciò che è noto come approccio “kick and kill”. La strategia è stata progettata per attirare le cellule immunitarie infette dormienti fuori dai nascondigli del corpo e quindi tentare di sradicarle. Lo studio ha valutato un vaccino terapeutico chiamato Ad26/MVA, che J&J e partner stanno testando in una sperimentazione umana in fase iniziale. Il vaccino agisce provocando una vasta risposta immunitaria del sistema immunitario adattativo, la parte che riconosce patogeni specifici e produce immunità duratura. I ricercatori lo hanno combinato con un farmaco sperimentale di Gilead chiamato GS-986, un cosiddetto agonista del TLR-7 che attiva il sistema immunitario innato, una linea più generale di difesa che fornisce una prima risposta del corpo alle infezioni. Gilead sta testando il farmaco in trial con pazienti con infezione da HIV.

Nello studio, i ricercatori hanno valutato 36 scimmie infettate con SIV che erano state trattate con ART per sei mesi per tenere il virus sotto controllo. Gli esperti hanno poi diviso il gruppo in quattro bracci: al primo hanno somministrato il vaccino Ad26/MVA, al secondo l’agonista del TLR-7, al terzo la combinazione dei due e al quarto un placebo. Hanno poi interrotto gli ART in tutti gli animali e monitorato i livelli del virus nel sangue e nei linfonodi. Gli animali che hanno ricevuto l’agonista del TLR-7 di Gilead non hanno visto alcun beneficio e il virus ha recuperato rapidamente. Coloro che hanno ricevuto solo il vaccino hanno mostrato una riduzione della carica virale e un ritardo modesto nel rimbalzo virale.

L’effetto più grande è stato nel gruppo di combinazione, che ha visto un ritardo di 2,5 volte maggiore del rimbalzo virale rispetto al gruppo di controllo. In questo gruppo, i livelli di virus nel sangue sono stati 50 volte inferiori a quelli dei controlli e il virus è sceso a livelli non rilevabili in tre degli animali, che sono stati senza ART per sei mesi, senza effetto rebound virale. “Se la carica virale di tutti gli animali non fosse stata rilevabile, sarebbe stato un home run”, osserva Barouch, usando come metafora il baseball. “Ma il fatto che tutti gli animali hanno mostrato una riduzione della carica virale e tre su nove non sono stati rilevabili, è un solido punto di partenza. È sicuramente qualcosa su cui possiamo lavorare”. Barouch spiega che il suo team è in trattative con entrambe le aziende per testare la terapia di combinazione in pazienti affetti da HIV.

FONTE: Nature 2016
Julie Steenhuysen

(Versione italiana per Daily Health Industry)

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