Gilead, accordo con Glympse Bio per test non invasivo NASH

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Gilead ha scelto la biotech Glympse Bio per sviluppare un test diagnostico non invasivo per la steatoepatite non alcolica (NASH).

Glympse impiega una serie di biomarcatori sintetici in vivo costituiti da composti progettati per reagire all’interno dell’organismo in presenza di malattie specifiche. Queste reazioni producono segnali chimici che vengono raccolti e analizzati.

La biotech – che ha sede a Cambridge, nel Massachusetts – spera che i suoi biomarcatori artificiali siano in grado di diagnosticare la NASH. Per questo obiettivo ha ottenuto 22 milioni di dollari di finanziamento di serie A l’anno scorso e ha firmato diversi accordi di collaborazione con diverse aziende farmaceutiche.

La NASH è diventata una priorità anche per Gilead. La big pharma ha siglato all’inizio di quest’anno un altro accordo di ricerca da 785 milioni di dollari con la biotech sudcoreana Yuhan, che le hanno consentito di aggiungere due composti preclinici alla sua pipeline.

Gilead ha anche accordi di ricerca con Nimbus, Scholar Rocke e con Insitro di Daphne Koller.

La pharma USA ha subito però battute d’arresto sia a febbraio che ad aprile di quest’anno: selonsertib, potenziale farmaco contro la NASH, non ha infatti superato due studi di fase 3. L’inibitore ASK1 ha fatto peggio del placebo nel ridurre le cicatrici epatiche e la fibrosi in una coorte di centinaia di pazienti.

Con il nuovo accordo con Glympse, Gilead spera di trovare una terapia efficace grazie un approccio terapeutico combinato, ad esempio miscelando selonsertib con l’agonista cilofexor FXR e firsocostat, inibitore ACC. Gli ultimi due, messi insieme, hanno mostrato miglioramenti della fibrosi epatica e dei biomarcatori in un piccolo studio di prova presentato all’inizio di quest’anno all’International Liver Congress a Vienna, in Austria.

Ed è qui che entra in gioco Glympse. Gilead intende infatti utilizzare i suoi biomarcatori per identificare le fasi e la progressione della NASH e per rilevare i primi segni delle risposte dei pazienti al trattamento.

“Utilizzando questa tecnologia innovativa, speriamo di caratterizzare meglio questa complessa malattia e migliorare la comprensione di come i nostri prodotti influenzino la progressione della malattia”, ha detto Mani Subramanian, vice presidente senior del settore delle malattie epatiche di Gilead.

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