Eli Lilly: nuove evidenze per Cyramza in combo con Tarceva (Roche) nel NSCLC

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Grazie ai buoni risultati raggiunti dalla combo dell’anti-EGFR Cyramza, di Eli Lilly, e dell’anti-VEGFR Tarceva, di Roche, nel trattamento dei pazienti con carcinoma polmonare metastatico non a piccole cellule (NSCLC) e con EGFR mutato, di nuova diagnosi, potrebbe iniziare un’interessante sfida tra l’anticorpo di Eli Lilly e Tagrisso, di AstraZeneca.

Dai risultati di uno studio di fase III pubblicati da Lancet Oncology e anticipati al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology di giugno, la combo Cyramza/Tarceva ha ridotto del 40% il rischio di progressione o morte rispetto a Tarceva da solo.

I due farmaci in associazione hanno bloccato la progressione del tumore di 19,4 mesi, rispetto ai 12,4 mesi di Tarceva. I risultati mostrano dunque che la combo “ha il potenziale di essere un’importante opzione di trattamento in prima linea”, sottolinea il coordinatore della sperimentazione, Kazuhiko Nakagawa.

Lilly ha già inviato i dati alla FDA per ottenere il via libera alla commercializzazione. Se approvata, potrebbe arrivare la sesta indicazione per Cyramza dopo l’ultimo ok al trattamento del carcinoma epatocellulare ad alti livelli di alfa-fetoproteina.

Ma nel campo del NSCLC di prima linea ci sono già farmaci con dati robusti a sostegno del loro uso. Proprio come Tagrisso, anti EGFR di terza generazione, che ha determinato un ritardo nella progressione della malattia di 18,9 mesi, in media, significativamente più lunga dei 10,2 mesi di Tarceva.

E all’ESMO, recentemente, AstraZeneca ha portato un aggiornamento degli studi che rende conto di un prolungamento della vita media di 38,6 mesi rispetto ai 31,8 mesi degli inibitori EGFR più datati.

 

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