E’ scoppiata la farmacopoli cinese

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L’agenzia regolatoria del farmaco cinese, criticata di recente per problemi di sorveglianza, ha ordinato il ritiro di tutti i prodotti di tre aziende farmaceutiche del Paese asiatico. A riportarlo è stata l’agenzia Reuters, citando un annuncio del Governo cinese nel quale si dichiarava che l’ente regolatorio nazionale stava svolgendo delle indagini sui tre gruppi cinesi: Hebei Yongfeng Yaoye, una filiale del CSPC Pharmaceutical Group, Gansu Dadeli Pharmaceutical e Guizhou Shouxian Pharmaceutical.

Il ritiro è stato disposto perché l’ente regolatorio cinese ha scoperto che per circa cinque anni le aziende avevano comprato e venduto circa 90 milioni di dollari di vaccini al di fuori della catena di produzione autorizzata dal Paese. L’ente cinese sta ora cercando di capire se le dosi dei vaccini siano state compromesse a causa di uno scorretto stoccaggio. La settimana scorsa, l’agenzia di stampa cinese Xinhua aveva riferito che il provvedimento riguardava 357 funzionari implicati nel dirottamento dei vaccini. Tra le sanzioni previste ci saranno retrocessioni di carriera, licenziamenti e anche accuse penali. La polizia cinese, sempre secondo Xinhua, avrebbe già arrestato 200 persone implicate nello scandalo e archiviato 192 cause penali.

La notizia ha suscitato rabbia della popolazione, preoccupata per la sicurezza dei propri figli, e ha anche sollevato interrogativi sulla capacità dell’ente regolatorio di supervisionare la catena di distribuzione dei farmaci in Cina. Il Paese asiatico ha lavorato molto negli ultimi anni per superare questa percezione, rafforzando l’apparato che controlla la sicurezza di farmaci e cibi, dopo i casi di contaminanti scoperti sia in Cina che in prodotti destinati all’esportazione.

 

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