Cina, la grande sfida si chiama R&S

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(Reuters Health) – Nonostante il gap ancora evidente nel campo della Ricerca & Sviluppo tra Occidente e Cina, gli investitori guardano con sempre maggiore interesse alla produzione biotech nel paese asiatico, investendo in partecipazioni azionarie nelle aziende locali. Realtà come Chi-Med, Beigene e Zai Lab sono salite molto nei mercati internazionali, spinti da pipeline promettenti, oltre che dalle recenti riforme del sistema normativo cinese per accelerare l’approvazione dei medicinali.

Le collaborazioni
Chi-Med ha presentato alcuni dati promettenti su un farmaco contro il tumore del polmone che sta sviluppando in collaborazione con AstraZeneca. E spera di avere l’ok per un oncologico contro il cancro dell’intestino, fruquintinib, realizzato in collaborazione con Eli Lilly. Anche Novartis e Roche hanno cominciato a sondare alcune realtà nel Paese. A luglio scorso Beigene ha firmato un accordo da 1,4 miliardi di dollari con Celgene, dando a quest’ultima la licenza su un’immunoterapia. Ma c’è ancora tanta strada da fare, visto che la Cina contribuisce solo per il 4% all’innovazione dei farmaci, misurata sulla base dei prodotti in via di sviluppo e di recente lancio, contro il 50% degli USA, secondo un rapporto rilasciato a ottobre dello scorso anno da quattro associazioni farmaceutiche cinesi. Tradizionalmente, il mercato farmaceutico cinese punta molto su generici e produzione di principi attivi .Il passaggio verso studi e ricerche originali richiederà prima di tutto un cambio di mentalità. Finora, inoltre, molti dei nuovi farmaci scoperti in Cina rientrano in classi terapeutiche già consolidate.

Farmaci innovativi per il secondo mercato del mondo
Secondo Bi Jingquan, che è alla guida della FDA cinese dal 2015, ciò che serve alla Cina sono farmaci innovativi e convenienti. Il Paese asiatico è il secondo mercato più grande del mondo a livello farmaceutico dopo gli USA, con il maggior numero di casi di cancro e diabete rispetto a qualsiasi altra nazione, alimentati anche da inquinamento e smog. Jingquan si è lamentato con le industrie farmaceutiche cinesi, che avrebbero speso in R&S solo 6,3 miliardi di dollari, lo scorso anno, decisamente pochi rispetto ai 157 miliardi di dollari messi in campo della aziende del resto del mondo. E dunque riequilibrare prima di tutto queste divergenze è una priorità. Per il resto, la FDA cinese sta cercando di fare la sua parte, con un nuovo sistema in vigore che accelera l’approvazione dei farmaci che prima impiegavano dai cinque ai sette anni in più rispetto ai paesi occidentali, per arrivare sul mercato cinese. L’agenzia accetterà ora, per esempio, i dati di studi clinici eseguiti all’estero, mentre prima obbligava le aziende a condurre sperimentazioni in Cina.

Fonte: Reuters Health News
(Versione italiana per Daily Health Industry)

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