Brexit: cosa accadrà nell’industria farmaceutica britannica

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(Reuters) -Brexit potrebbe danneggiare i pazienti UK. Il rischio è quello di subire un ritardo nell’immissione in commercio dei farmaci. È il grido di allarme che lancia l’industria farmaceutica del Regno Unito.

I leader delle singole aziende, tra cui Andrew Witty di GlaxoSmithKline e Pascal Soriot di AstraZeneca, avevano già manifestato la loro opposizione a Brexit, ma l’Association of the British Pharmaceutical Industry (ABPI) non aveva ancora espresso un parere in merito.

Forte appoggio al sistema europeo
Il Chief Executive di ABPI Mike Thompson, ha fatto sapere che i membri dell’associazione “sostengono energicamente la permanenza in Europa”, soprattutto perché preoccupati dell’interruzione del sistema di approvazione dei farmaci paneuropei dall’EMA. “I nostri membri credono che le domande di licenza nel Regno Unito arriverebbero dopo le licenze a livello europeo, a causa del numero ridotto di pazienti nel Regno Unito. Se lasciassimo l’Unione europea, ciò significherebbe che la concessione di licenze di nuovi farmaci dovrebbe essere gestita da un ente del Regno Unito, così come dall’Agenzia europea”.

Gli avvocati hanno fatto sapere che già solo il referendum previsto per giugno ha minacciato alcuni medicinali soggetti a prescrizione che si trovano in un limbo normativo. L’uscita dall’Ue potrebbe inoltre forzare l’EMA, con sede a Londra, e la divisione del Europe’s new United Patent Court a spostarsi in altra sede.

Fonte: Reuters Health News

(Versione italiana Daily Health Industry)

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