Baxalta si defila dal trial in fase 3 dell’antitumorale di Onconova

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L’azienda americana Baxalta ha annunciato di ritirarsi dalla partnership con Onconova, con la quale si era impegnata con 565 milioni di dollari per la sperimentazione, ormai giunta in fase 3, dell’antitumorale rigosertibIl farmaco è in via di sviluppo per il trattamento della sindrome mielodisplastica, una malattia rara che colpisce il midollo osseo e che interessa spesso i pazienti in chemioterapia. Il nuovo principio attivo era stato messo a punto insieme alla Onconova nel 2012, quando Baxalta era ancora parte della Baxter. E per il suo sviluppo l’azienda americana ha già pagato 50 milioni di dollari e ne ha promessi altri 515 in cambio dei diritti sul farmaco nel mercato europeo.

Adesso, dopo diversi contrattempi che hanno ostacolato il cammino dell’antitumorale, Baxalta ha deciso che rigosertib “non è più tra le priorità strategiche dell’azienda” e dal 30 agosto terminerà di fatto la partnership con Onconova. La decisione della Baxalta, però, non è stata gradita dall’azienda specializzata in antitumorali che ha arruolato 225 pazienti a dicembre sapendo che l’azienda partner avrebbe aiutato a pagare il conto. Secondo Onconova, comunque, Baxalta sarebbe obbligata a pagare il 50% dei costi dello studio e l’azienda con sede a Newtown, in Pennsylvania, spera di trovare altri fondi per terminare il trial di fase 3.

Onconova è profondamente delusa dai tempi in cui Baxalta ha preso la sua decisione – ha dichiarato l’amministratore delegato di Onconova, Ramesh Kumar – dal momento che i pazienti coinvolti in questa prima fase hanno una bassa aspettativa di vita e non hanno alternative terapeutiche”. Baxalta aveva già cominciato a prendere le distanze da rigosertib prima di tagliare la corda. L’anno scorso, l’azienda americana aveva disdetto tutti i nuovi studi in programma su pazienti con un basso rischio di sindrome mielodisplastica, dopo che rigosertib aveva fallito, in un trial di fase 3, nel trattamento di questi pazienti. Mentre nell’ultimo studio avviato, Onconova starebbe cercando di trattare pazienti ad alto rischio, sui quali non hanno funzionato altre terapie.

Il valore di Onconova, tra l’altro, è crollato dal primo fallimento di rigosertib e dopo il fallimento, nel 2013, di un farmaco contro il tumore del pancreas. Nel frattempo Baxalta è sul punto di unirsi alla irlandese Shire, con un accordo da 32 miliardi che dovrebbe concludersi questa estate. Attirata dai trattamenti contro l’emofilia dell’azienda americana, Shire sostiene di poter diventare, così, il più grande produttore di terapie contro le malattie rare e l’affare l’aiuterebbe ad aumentare di 20 miliardi il fatturato entro il 2020.

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