“Ci opponiamo a qualsiasi politica che ponga limitazioni alla nostra capacità di attrarre i migliori talenti”. È l’esplicita dichiarazione fatta via Twitter da Brent Saunders, CEO di Allergan, in riferimento alla decisione di Donald Trump di chiudere le frontiere a persone provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana. Come Saunders, anche altri CEO di aziende biotech hanno commentato negativamente la decisione del neo-presidente degli USA. “Siamo una delle molte aziende con una grande percentuale di immigrati di grande talento e qualificati. Senza di loro smettiamo di funzionare”, ha detto Bassil Dahiyat, CEO di Xencor, Dello stesso avviso Jeremy Levin, CEO di Ovid Therapeutics, che ha dichiarato che le scelte del neo-presidente minacciano non solo l’America come Paese libero, ma la supremazia americana nello sviluppo delle tecnologie. Un’indagine condotta da Endpoints News tra i CEO del settore Biotech ha rilevato che l’87% dei 1200 dirigenti USA, è contrario al divieto imposto da Trump e tre su quattro hanno dichiarato che la chiusura delle frontiere inciderà direttamente sul settore. Diverso è l’atteggiamento di BigPharma, che al momento tace. L’unica azienda a prendere posizione è stata Merck, che si è attivata per aiutare i dipendenti che potrebbero essere interessati dal divieto, offrendo loro consulenza legale e altre forme di assistenza. Molte le aziende che hanno preferito un ‘no comment’, comprese le associazioni del settore farmaceutico o biotech, PhRMA e BIO.
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