Startup biotech, i fondi venture capital chiudono i rubinetti

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Il crollo della Silicon Valley Bank (SVB) ha fatto emergere uno scenario poco rasserenante sulla realtà di molte startup biotech.

Ma il crollo della SVB è l’aspetto secondario di una minaccia che incombe da maggior tempo sulle startup: la stretta di liquidità decisa dagli investitori.

Negli ultimi due anni, infatti, la flessione del mercato ha reso più caute le società di venture capital, con grandi ripercussioni sulle startup biotech che avevano raccolto finanziamenti di serie A nel 2021.

Proprio quando aspettavano il secondo importante round di finanziamento, la crisi finanziaria post-pandemica ha mostrato il suo volto e le biotech sono ricorse a grandi sforzi di creatività per assicurarsi nuovi investimenti.

Con questo risultato: alcune biotech stanno completando i round di finanziamento già implementati, altre stanno abbassando le proprie valutazioni di mercato per ottenere nuovi capitali.

“Le aziende stanno finendo i soldi”, osserva Chris Miller, partner di Troutman Pepper, studio legale USA che si occupa di finanziamenti privati. “Al momento, questo è il problema molto più grande per il settore biotech”.

I dati della banca della Silicon Valley parlano chiaro: secondo uno dei suoi amministratori delegati, Jon Norris, a fronte di 356 aziende biotech che hanno raccolto finanziamenti di serie A tra il 1° luglio 2020 e il 31 dicembre 2021, solo 102 aziende hanno annunciato un round di serie B nel 2022.

“Molte di queste aziende hanno un background scientifico molto interessante, buoni investitori e un buon team, ma non hanno ancora nulla in fase clinica”, spiega Norris. “E gli investitori che entrano in campo con i round di serie B sembrano concentrarsi solo su questo aspetto”.

Il problema non è dunque rappresentato dalla mancanza di capitale da parte degli investitori, visto che le società di venture capital hanno raccolto la cifra record di circa 163 miliardi di dollari nel 2022, secondo l’ultimo rapporto annuale della National Venture Capital Association. Si tratta piuttosto di una questione di fiducia.

Nell’ultimo decennio, infatti, i round di Serie B hanno funzionato come “crossover round” tra la raccolta di fondi di venture e le offerte pubbliche iniziali (IPO) che potevano far guadagnare rapidamente i fondi che vi partecipavano.

“In seguito gli investitori si sono concentrati sul modo in cui potevano partecipare all’ingresso di una biotech a Wall Street, attirando un maggior numero di investitori nel settore delle lifescience”, sottolinea Norris.

Le IPO sono state tantissime e, di conseguenza, è aumentato il valore delle biotech. Ma la successiva inversione di tendenza del settore negli ultimi due anni ha portato a una discrepanza tra la valutazione delle aziende nel 2021 e quella che gli investitori ritengono dovrebbe essere nel 2023.

 

 

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