Roche punta su Tecentriq contro il tumore al polmone

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Roche vuole scalare posizioni nell’offerta di immunoterapie. “Abbiamo la reale possibilità di essere in prima linea in questo settore”, dice il CEO Severin Schwan. “La nostra ambizione è di diventare leader nel campo delle immunoterapie contro il cancro”. L’ottimismo di Roche è sostenuto dai risultati degli studi – che saranno presto comunicati – che dimostrano che il suo farmaco immunostimolante Tecentriq, somministrato con la chemioterapia e il più vecchio Avastin, riduce significativamente il rischio di peggioramento del tumore polmonare.”Abbiamo il potenziale per entrare nella terapia di prima linea contro il carcinoma polmonare”, aggiungeSchwan. “Con ogni probabilità abbiamo scoperto una terapia in grado potenzialmente di cambiare lo standard di cura. Ma dovremo anche valutare il confronto con altre terapie”. I dati sulla sopravvivenza globale (OS) saranno cruciali nel determinare il vincitore finale contro il cancro del polmone – che costituisce di gran lunga il più grande mercato nel settore oncologico – poiché uno dei principali benefici dell’utilizzo dell’immunoterapia è rappresentato dal suo effetto a lungo termine. Roche non ha ancora i dati finali dello studio, ma le osservazioni iniziali sono “incoraggianti” e si attendono i risultati nella prima metà del 2018. Roche e MSD hanno aperto la strada al pionieristico trattamento definito “chemio-combo”, mentre AstraZeneca e BMS puntano principalmente sul mix di due immunoterapie. Attualmente le vendite di Tecentriq – stimate quest’anno attorno ai 500 milioni di dollari – sono molto indietro rispetto ai 3,7 e ai 4,8 miliardi di dollari previsti nel 2017 rispettivamente per Keytruda di MSD e per Opdivo di BMS, attuali leader del mercato. Ma gli analisti di Jefferies credono che Tecentriq potrebbe realizzare 6,2 miliardi di dollari dalle vendite entro il 2021, in viertù dei risultati promettenti della terapia combinata. Tecentriq è uno dei numerosi nuovi farmaci sui quali Roche sta facendo affidamento per contribuire a sostituire le entrate derivanti da farmaci antitumorali più vecchi, i cui brevetti sono scaduti o scadranno a breve. Questo li esporrà alla concorrenza da parte dei biosimilari, che costano meno. “Come pipeline siamo messi meglio dell’anno scorso, ma non c’è dubbio che l’impatto dei biosimilari sarà significativo”, conclude Schwan.”Tutto considerato, ora sono molto fiducioso e dovremmo essere in grado di compensare queste perdite economiche.”

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