Mitigare l’impatto del payback sui dispositivi medici per le piccole e piccolissime imprese: sospendere le azioni esecutive in corso, consentire dilazioni nei pagamenti e garantire l’accesso al Fondo di garanzia. Sono queste le richieste prioritarie avanzate da Aforp, Confimi Industria Sanità, Confindustria Dispositivi Medici e dal Coordinamento Filiera, intervenute martedì 29 luglio in audizione alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nell’ambito dell’iter di conversione del Decreto-legge Economia n. 95/2025.
Più complesso rimane il percorso della proposta di esenzione fino a 4 milioni di euro per le piccole e medie imprese, già depositata al MEF e ribadita dalle Associazioni in tutte le sedi istituzionali. I sodalizi del comparto sottolineano come la misura, senza impatto sulla spesa pubblica, resti fondamentale per garantire la tenuta del tessuto industriale.
“Siamo consapevoli della necessità di controllare la spesa pubblica per i dispositivi medici — si legge nella nota congiunta — ma ciò non può avvenire a discapito della tenuta di migliaia di aziende che ogni giorno assicurano forniture e servizi essenziali al SSN. Perché il Decreto 95 rappresenti un primo passo positivo per tutte le aziende del settore, è necessario prevedere in fase di conversione misure immediate a tutela delle piccole e medie imprese, Ie più esposte all’impatto del payback, per evitare un danno economico alla filiera. Il confronto con Governo, Parlamento e Regioni deve continuare in modo costruttivo, con l’obiettivo di definire un modello di governance più equo, sostenibile e orientato al lungo periodo.”
Nel corso dell’audizione è stata anche avanzata la proposta di compensare con credito IRAP le aziende che avevano già versato le quote di payback maggiorate, sulla base delle sentenze della Corte costituzionale di luglio 2024.
Infine, le Associazioni hanno richiamato l’attenzione sulla questione del payback 2019–2024, chiedendo la riapertura del tavolo istituzionale a settembre per avviare un percorso di sterilizzazione progressiva della norma, con l’obiettivo di una possibile eliminazione definitiva nella Legge di Bilancio 2026.