Health Serie. Oncologia di precisione: verso la medicina del futuro

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Anche la terza puntata della Health Serie dedicata all’oncologia di precisione, realizzata con il contributo non condizionante di Lilly, ha trattato le problematiche relative alle terapie personalizzate e le proposte per migliorare l’accesso ai pazienti, perché ognuno possa beneficiare del trattamento giusto al momento giusto

La puntata ha coinvolto i rappresentanti del management, professionisti che hanno la responsabilità di grandi strutture, anche di ricerca, in questo campo. Sono intervenuti Mauro Biffoni, Direttore Oncologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità; Fabrizio D’Alba, Tesoriere Federsanità e Direttore Generale Policlinico Umberto 1 e Francesca Tosolini, Coordinatrice della Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere (FIASO) del Friuli Venezia Giulia e Direttore Generale dell’IRCCS CRO Aviano. Del tema abbiamo inoltre parlato con Arturo Cavaliere, Presidente della Sifo.

 

 

Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a straordinari progressi nel campo dell’oncologia, ha osservato Biffoni, “la speranza di vita e la qualità della vita dei pazienti sono completamente cambiate”. L’evoluzione dell’oncologia di precisione è stata molto rapida, racconta. Negli anni 60-70 è stata individuata un’alterazione molecolare comune nella leucemia mieloide cronica ed è quindi partito il tentativo di sviluppare un farmaco specifico che prendesse di mira l’alterazione. “Da questo momento abbiamo assistito a una rivoluzione nel trattamento, che ha portato anche a una maggiore sicurezza delle terapie. Sono nati moltissimi filoni di ricerca per individuare dei farmaci che agiscano in modo simile, quindi prendendo di mira specifiche alterazioni molecolari caratteristiche del tumore”.

Solo nel 2020 in Europa sono stati approvati 14 farmaci oncologici. Di questi otto prevedevano la presenza di un biomarcatore, essenziale per determinare l’uso della terapia.
Si tratta del doppio dei farmaci approvati nell’anno precedente, nota Biffoni. “La valutazione di questi farmaci richiede tempo, vista la complessità maggiore nell’erogare le terapie e l’uso di nuovi farmaci a portato a una stratificazione maggiore dei pazienti”. Ora vengono tipizzati dal punto di vista molecolare con precisione anche tumori molto rari, quindi occorrono delle conoscenze dei singoli tumori, dei meccanismi biologici alla base della crescita del singolo tumore e delle competenze che prima non erano richieste.

I nuovi farmaci, come sottolineato da Francesca Tosolini, fanno emergere altre questioni non ancora del tutto risolte in Italia. La rimborsabilità, per esempio. “Manca un consenso sugli esami raccomandati, su quali sono i pazienti candidabili, perché non ci sono solo parametri clinici da prendere in considerazione, ma devono essere fatte anche valutazioni di tipo etico”. Bisogna ancora stabilire, continua, “quali terapie potrebbero entrare nei LEA, e quali invece sono ancora ad un livello più sperimentale. Per questo è necessaria una rete di specialisti e una condivisione di informazioni tra centri diversi”.

Secondo Fabrizio D’Alba un altro aspetto cruciale è la multidisciplinarietà. “Dobbiamo pensare ad organizzazioni che favoriscano contaminazioni professionali positive, quindi fare in modo che gli apporti delle singole professioni, dei singoli soggetti, concorrano alla presa in carico del paziente oncologico”. E continua: “siamo abituati, nelle grandi aziende, soprattutto negli ospedali, ad avere delle organizzazioni molto verticali, quindi orientate su silos produttivi. Evidentemente la medicina del futuro non può funzionare in questo modo. La medicina del futuro richiede che ci sia una disponibilità al cambiamento non solo degli approcci diagnostico terapeutici, ma anche delle modalità di presa in carico. Questo anche in una logica ormai non più procrastinabile di superamento dell’autoreferenzialità delle professioni. Mai come nella medicina di precisione si mettono insieme, allo stesso tavolo, figure professionali che prima non comunicavano”.

Per poter sfruttare al meglio le opportunità offerte dall’oncologia di precisione bisogna quindi fare un salto nel futuro. “Servono delle linee di indirizzo chiare sull’accessibilità ai test diagnostici e alle terapie per garantire un’accessibilità omogenea dei pazienti su tutto il territorio nazionale”, secondo Tosolini. E conclude commentando l’importanza di dare più spazio nelle aziende sanitarie a figure professionali indispensabili per l’implementazione dei nuovi farmaci, come i bioinformatici.

Biffoni sottolinea la necessità di ridurre le differenze tra territori. “Secondo me la via è quella dell’implementazione reale delle delle reti oncologiche su cui incardinare i percorsi di trattamento. Poi servirebbe un confronto a livello nazionale, perché le reti siano omogenee. Occorre prevedere dei meccanismi di transizione tra la sperimentazione clinica e l’uso clinico, prevedendo anche una modularità dei costi”.

Per rispondere a queste esigenze, sottolinea D’Alba, l’informatizzazione e la digitalizzazione di alcuni momenti del percorso di presa in carico, possono rivelarsi molto utili. “Concordo con quanto detto fin ora: servono reti strutturate e articolate di centri che si parlino tra di loro, anche usando i nuovi strumenti digitali, e bisognerebbe pensare a una rete diagnostica ugualmente diffusa sui territori”. Conclude sulla necessità di ripensare i percorsi didattici in medicina e in altre facoltà, perché i giovani abbiano tutte le competenze per trattare i pazienti con farmaci innovativi e contribuire alla costruzione della medicina del futuro.

Per Arturo Cavaliere, infine, l’Oncologia di precisione e, più in generale, la medicina personalizzata, rappresentano uno straordinario cambio di paradigma nella presa in carico di patologie molto importanti e di impatto sulla salute e sulla qualità di vita delle persone. La velocità della ricerca e la traduzione in farmaci e modalità di indagini diagnostiche rischiano però, in alcuni casi, di mettere in crisi il sistema sotto molteplici punti di vista: dalla profilazione genomica all’accesso equo e diffuso ai nuovi farmaci ma anche dal punto di vista autorizzativo e del rimborso da parte del SSN, ovvero il loro inserimento nei Lea.

Camilla de Fazio

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