I ritardi si accumulano e Amsterdam non sembra più in grado di garantire un trasloco indolore dell’Ema. E si palesa anche lo spettro di costi supplementari. A lanciare l’allarme è il direttore esecutivo dell’agenzia regolatoria europea, Guido Rasi. In una conferenza stampa assieme alle autorità olandesi, Rasi ha portato allo scoperto la situazione: il nuovo palazzo dell’Ema non e’ ancora pronto, e la soluzione transitoria proposta dagli olandesi “non e’ ottimale”, perche’ “dimezza” lo spazio della sede di Londra. Il che aggiunge “strati di complessità” al trasferimento e allungherà i tempi per tornare a funzionare regolarmente. L’Ema dovrà essere operativa ad Amsterdam dal primo giorno della Brexit, cioè dal 30 marzo 2019, ma “il palazzo finale non sarà pronto per allora e quindi dovremo andare in una sede temporanea nella città”, spiega Rasi. “Questo doppio trasferimento ci costringerà a investire più risorse e prolungherà il ‘piano di continuità’, ovvero impiegheremo di più per tornare alle operazioni normali”, ha aggiunto il direttore esecutivo. Milano, dunque, può tornare a sperare, anche se da Bruxelles fanno sapere che la decisione della nuova sede è stata presa dai 27 Paesi membri riuniti in apposita sessione. Il capoluogo lombardo gode dell’appoggio bipartizan. In serata il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha annunciato che sono pronti i ricorsi del Governo e del Comune meneghino. Si tratta, dunque, di aspettare, anche se le speranze, come ha detto lo stesso Sala, “non sono altissime, ma dobbiamo provarci”.
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