Sepsis Awareness Month. Settembre è il mese dedicato alla lotta alla sepsi, considerata una sfida clinica oltre ad un problema per la salute pubblica. In laboratorio la sfida alla sepsi parte dai monociti, con il biomarcatore MDW (Monocyte Distribution Width), test esclusivo di Beckman Coulter. Disponibile nel tempo di un emocromo, MDW contribuisce ad individuare il rischio di sepsi, partendo dalla misurazione della variabilità morfologica dei monociti
Sono circa 50 milioni, ogni anno, i casi di sepsi nel mondo, di cui 700mila in Europa. A questi numeri globalmente è associato 1 decesso su 5, per un totale di 11 milioni di decessi l’anno.
La sepsi si manifesta come una grave complicanza di infezioni, che danneggia tessuti e organi compromettendone il funzionamento e che può portare a shock, insufficienza multiorgano e morte, soprattutto se non riconosciuta e non trattata prontamente.
Il tempo rimane un fattore fondamentale per abbattere il rischio di sepsi ed evitarne la progressione, e, nella lotta contro il tempo, nuovi biomarcatori possono fare la differenza consentendo ai clinici di assicurare tempestività nella diagnosi.
Il test MDW
L’MDW è un biomarcatore, eseguito su analizzatori Beckman Coulter, disponibile all’interno dell’emocromo, in grado di identificare pazienti con sepsi o ad aumentato rischio di svilupparla, nelle prime 12 ore dall’accettazione in pronto soccorso.
Grazie alla sua altissima capacità predittiva negativa, il test consente un roll out più efficiente, escludendo la sepsi e mitigando l’incertezza diagnostica.
In caso di valori che superano il cut-off, MDW offre al clinico un campanello d’allarme segnalando un rischio più elevato di trovarsi di fronte ad un paziente con colonizzazione batterica, fungemica o viremica, che si sta trasformando in sepsi.
“MDW è un biomarcatore immediatamente disponibile – spiega Silvano Bertasini, General Manager di Beckman Coulter in Italia – in quanto presente nel referto dell’emocromo. Non comporta cambiamenti nel flusso di lavoro del laboratorio, non richiede l’utilizzo di reagenti dedicati, e rappresenta per questo uno strumento di grande aiuto ai medici che si trovano ad affrontare pazienti critici con sospetto di infezioni e, quindi, a rischio settico, dove il tempo è critico. A 5 anni dalla sua commercializzazione, numerosi sono gli studi scientifici, sia in Italia che all’estero, che attestano l’utilità, le performance e l’accuratezza diagnostica di MDW, nell’identificazione precoce della sepsi”.
“A questo si aggiunge – prosegue Bertasini – la pratica clinica delle strutture sanitarie che hanno scelto di utilizzare MDW quotidianamente, e che ci confermano quanto questo biomarcatore si stia rivelando utile e promettente nell’intercettare precocemente la sepsi nel paziente critico”.
Supportato da riscontri di laboratorio e dalle informazioni cliniche, MDW è quindi in grado di mitigare l’incertezza diagnostica, contribuendo a rilevare rapidamente la sepsi.
“La sfida della sepsi è legata a doppio filo al fattore tempo – conclude Bertasini – e valorizzare un uso congiunto dei biomarcatori in grado di supportarne la diagnosi tempestiva rappresenta una scelta cruciale per le strutture sanitarie nella lotta alla sepsi, proprio in virtù della tempo-dipendenza di questa patologia”.