Italia spende 4 mld di Euro per farmaci biotecnologici

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Quasi 4 miliardi di euro, con una concentrazione quasi esclusiva nell’ambito ospedaliero. È la cifra a cui ammonta la spesa per i farmaci biotecnologici in Italia. Spesa che cresce al ritmo dell’8% all’anno, rappresentando il 35% della spesa farmaceutica ospedaliera e il 14% della spesa farmaceutica complessiva.

Questo, in sintesi, è ciò che emerge dal terzo rapporto annuale di Cesbio, il Centro Studi e Ricerche sulle Biotecnologie Sanitarie e Settore Biotech che vede coinvolti Cergas Bocconi e Università del Piemonte Orientale, in collaborazione con Assobiotec.

Aumentano le quote di mercato. Cresce l’oncoematologia
Il Rapporto evidenzia che la spesa per farmaci biotech (3,96 miliardi di euro nel 2014) è concentrata per il 94% in ospedale e cresce ad un ritmo simile alla spesa farmaceutica ospedaliera (8,3% vs 7,9% l’anno tra il 2009 e il 2014). Si osserva poi un aumento della quota di mercato dei biosimilari (farmaci lanciati sul mercato dopo la scadenza del brevetto dell’originatore), passati dall’1,3% del 2009 al 32,9% del 2014.  Comparando le aree di applicazione dei farmaci biotech, vediamo che oncologia ed oncoematologia fanno la parte del leone, insieme alla più recente famiglia dei farmaci per l’epatite C che rappresenta un fenomeno non solo dal punto di vista clinico-terapeutico ma anche di mercato”, spiega Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec. ”I prodotti che trascinano il comparto sono le proteine ricombinanti e gli anticorpi monoclonali, anche se cominciano ad esserci sempre piu’ richieste anche per le cosiddette terapie avanzate”.

Malattie rare e terapie personalizzate: i temi caldi
Oltre al Rapporto sui farmaci, Cesbio ha elaborato anche due monografie su temi ‘caldi’. La prima ”fornisce al decisore politico gli strumenti oggettivi per la valutazione dei farmaci biotech, anche nei casi più complessi come quelli dei farmaci orfani per le malattie ultra-rare dove il rapporto costo-efficacia è inevitabilmente sfavorevole”, spiega Palmisano. La seconda monografia riguarda invece i test genetico-molecolari che indicano i pazienti adatti a ricevere una terapia oncologica biotech mirata: ”la situazione in Italia è ancora a macchia di leopardo: per questo – conclude Palmisano- servirebbe una regia nazionale”.

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