Lo sviluppo di un vaccino efficace contro l’HIV deve affrontare molte sfide di solito non presenti in altre ricerche di profilassi. Il virus muta velocemente e sa come nascondersi per sfuggire al nostro sistema immunitario. Gli scienziati dell’International AIDS Vaccine Initiative (IAVI) e dello Scripps Research Institute hanno di recente identificato alcune modifiche virali e caratteristiche anticorpali che potrebbero costituire un possibile modello per la progettazione di un vaccino che affronta sia il problema delle mutazione veloce del virus. Anni dopo aver contratto l’infezione da HIV, alcuni individui sono in grado di autoprodurre potenti anticorpi (bnAbs) che possono impedire all’HIV di infettare le cellule immunitarie. Anche se questo processo naturale avviene troppo tardi per proteggere i pazienti dall’infezione, la comprensione di questo meccanismo può aiutare a guidare lo sviluppo del vaccino. Su questo fenomeno si basa il fondamento logico di uno studio pubblicato su Immunity condotto da Elise Landais, Ph.D., ricercatore senior di IAVI. Attraverso uno studio epidemiologico denominato Protocollo C in corso in diversi paesi africani, il team di Landais ha esaminato le persone il cui sistema immunitario era in grado di affrontare da solo durante l’infezione sia le rapide mutazioni virali che i problemi dello scudo glicano. Su circa 600 volontari con infezione da HIV arruolati nello studio, i ricercatori hanno identificato un individuo che ha sviluppato bnAbs in grado di attaccare il sito dell’apice V2 sulla superficie dell’HIV. L’apice V2 è un “sito di vulnerabilità” recentemente identificato in cui bnAbs può funzionare in modo più efficace, bloccando la maggior parte dei ceppi di HIV. “Vogliamo riprodurre questo processo con un vaccino e farlo in modo più veloce di quanto possa un organismo umano, che ci mette anni per sviluppare bnAbs”, ha detto Landais. “Per fare ciò dobbiamo capire come questi eccezionali anticorpi abbiano” imparato “a superare lo scudo glicano dell’HIV in questi individui.” Utilizzando una tecnica chiamata ‘next-generation sequencing’, questi ricercatori hanno seguito lo sviluppo di bnAbs fin dall’inizio e in questo modo hanno identificato sia le variazioni virali che le caratteristiche strutturali degli anticorpi critici contro l’apice virale V2. È rassicurante per gli scienziati il fatto che le caratteristiche virali siano molto simili a quelle riscontrate in un individuo nel corso di un altro studio. Landais ha detto che le nuove scoperte, combinate con quelle emerse dal lavoro precedente, “potrebbero offrire un modello possibile per progettare vaccini”, ma ha avvertito che è necessario avere a disposizione un numero maggiore di dati per creare una road map più chiara.